et.intervista/145 - gabriele galateri di genola (generali)

«Sostenibilità? Va integrata in modo reale»

30 Nov 2016
Interviste Companies & CSR Commenta Invia ad un amico
Il presidente delle Generali spiega la direzione intrapresa dal Comitato per la corporate governance di Borsa e fa il punto su sostenibilità e governo integrato: «Ora si deve lavorare per un'applicazione sempre più profonda e concreta»

interviste_bluSostenibilità e governance sono un aspetto necessario, ma non indipendente dalle strategie aziendali. E la governance non è fine a se stessa, ma uno strumento per migliorare la gestione dell’impresa nell’ottica di creare valore per gli azionisti tutelando tutti gli stakeholder.  Lo afferma Gabriele Galateri di Genola, presidente del Comitato per la corporate governance di Borsa Italiana e presidente delle Assicurazioni Generali, in un’intervista esclusiva rilasciata a ETicaNews in cui spiega la direzione in cui si sta muovendo il Comitato, anche in relazione alla sostenibilità. Nell’ultima revisione del codice di autodisciplina, del luglio 2015, il Comitato ha introdotto per la prima volta espliciti riferimenti alla sostenibilità con «l’obiettivo di trovare una serie di applicazioni non generiche, ma legate ad aspetti specifici». E la sostenibilità fa il suo esplicito ingresso anche nel programma di quest’anno della Italy Corporate Governance Conference,  che prende il via domani, giovedì primo dicembre, per concludersi venerdì mattina. Giunta alla sua seconda edizione, la conferenza, ospitata dallo stesso Comitato per la corporate governance, quest’anno prevede tra gli ospiti anche Valeria Piani, associate director di Unpri e responsabile per le attività di engagement Esg.

A che punto siamo in Italia nell’affermazione di una cultura del buon governo dell’impresa?

Credo molto al tema della governance, lo seguo dal ’99, da quando è stato emanato il primo Codice di autodisciplina. Con la riunione del Comitato di corporate governance di Borsa Italiana, il prossimo primo dicembre, aggiorneremo anche il monitoraggio sull’applicazione delle raccomandazioni del Codice da parte delle società quotate. Dalle nostre analisi emerge un progressivo e quasi completo allineamento delle società italiane ai principi di corporate governance e alle best practice internazionali. La dimostrazione dei progressi è che oggi ci sono molti più investitori istituzionali nel capitale delle società italiane di una volta.

Qual è la discussione all’interno del Comitato di corporate governance?

Con riferimento alla mia specifica esperienza nel Comitato, che comprende tutti i principali attori del mercato, tra cui le società quotate ma anche gli investitori istituzionali, posso dire che la discussione interna dei primi tempi era molto più cauta sui principi di governance che arrivavano dall’esperienza internazionale. Oggi la dialettica del Comitato è invece molto aperta, trasparente, collaborativa e competente. C’è l’obiettivo di far progredire le best practice, producendo regole che funzionino, e non appesantiscano l’operatività delle imprese.

Qual è stato il momento di svolta in questa sensibilità del Comitato?

Più che un momento, direi che si tratta di un cambiamento culturale progressivo e complessivo del Paese dovuto a diversi fattori. Da un lato c’è una contaminazione a livello internazionale: nell’incontro annuale tra i responsabili dei comitati dei principali Paesi europei, emerge ormai un allineamento sui principi di base. Dall’altro, c’è il fenomeno dell’internazionalizzazione e della globalizzazione del sistema e lo sviluppo dell’opinione pubblica, dei consumatori, del mercato, degli stakeholder.

Si parla sempre più di governance integrata o di governance della sostenibilità, dove la governance è la conseguenza di un processo decisionale che pensa in modo integrato considerando le ricadute su tutte le forme di capitale. Qual è l’importanza di una governance integrata e della sostenibilità?

La sostenibilità è un fatto rilevante, poi è però necessario trovare la sua collocazione giusta. L’obiettivo del Comitato è, anche qui, di trovare le soluzioni adeguate tenuto conto delle esigenze delle imprese. L’idea è che l’impresa deve creare valore e che la sostenibilità è una parte di questo obiettivo: sostenibilità e governance sono una aspetto necessario, ma non indipendente dalle strategie aziendali. In definitiva, l’impresa deve rispondere alle richieste dei consumatori in un quadro di sostenibilità di medio lungo termine, creando valore duraturo nel tempo. Ecco perché il tema governance non è fine a se stesso, ma uno strumento per migliorare la gestione dell’impresa nell’ottica di creare valore per gli azionisti tutelando tutti gli stakeholder. L’integrazione della governance e della sostenibilità punta a garantire che questo obiettivo sia duraturo, qualcosa che l’azienda costruisce nel medio e lungo termine. Anche l’eliminazione delle trimestrali è legata a questo concetto: ridurre questa attenzione spasmodica al breve termine per andare verso uno sviluppo sostenibile.

A che punto è il sistema Italia nella governance integrata o della sostenibilità?

Nell’ultima riforma del Codice, di luglio 2015, abbiamo introdotto esplicitamente la sostenibilità in relazione alla visione di medio lungo termine. L’obiettivo del Comitato è stato quello di trovare una serie di applicazioni non generiche, ma legate ad aspetti specifici. Sono tre i punti del Codice dove sono stati inseriti i riferimenti alla sostenibilità: 1) Il richiamo al ruolo del Cda nel controllo dei rischi (1.c.1, lett. b) dove si dice che il consiglio “definisce la natura e il livello di rischio compatibile con gli obiettivi strategici dell’emittente, includendo nelle proprie valutazioni tutti i rischi che possono assumere rilievo nell’ottica della sostenibilità nel medio-lungo periodo dell’attività dell’emittente”; 2) il commento del Codice che “sottolinea il fondamentale ruolo del consiglio di amministrazione nella valutazione dell’effettivo funzionamento del sistema dei controlli interni e della gestione dei rischi che possono assumere rilievo nell’ottica della sostenibilità nel medio-lungo periodo dell’attività dell’emittente”; 3) la possibile introduzione di uno specifico comitato di sostenibilità all’art.4 dove si dice che “nelle società appartenenti al Ftse Mib, il consiglio di amministrazione valuta l’opportunità di costituire un apposito comitato dedicato alla supervisione delle questioni di sostenibilità connesse all’esercizio dell’attività dell’impresa e alle sue dinamiche di interazione con tutti gli stakeholder; in alternativa, il consiglio valuta di raggruppare o distribuire tali funzioni tra gli altri comitati”. Peraltro, già precedentemente il Codice prevedeva un riferimento importante alla sostenibilità con riguardo alle politiche di remunerazione indicando che “la remunerazione degli amministratori esecutivi e dei dirigenti con responsabilità strategiche è definita in modo tale da allineare i loro interessi con il perseguimento dell’obiettivo prioritario della creazione di valore per gli azionisti in un orizzonte di medio-lungo periodo”.

Prevedete a breve ulteriori novità o cambiamenti del Codice su questo fronte?

L’aggiornamento verrà discusso a dicembre 2017. D’altra parte, ritengo ci sia valore nella stabilità delle regole, anche per quanto riguarda la governance. Oggi il Codice non solo è allineato agli standard internazionali, ma è anche largamente condiviso dalle società e l’applicazione è sempre più sostanziale e meno formale.

Come stanno procedendo le imprese italiane nel percorso di governance integrata?

Mi sembra di rilevare che le grandi società italiane si sono già allineate alle migliori pratiche internazionali nella comunicazione della sostenibilità. L’aspetto più importante per il futuro è far sì che le decisioni legate alla stessa diventino sempre più reali e meno formali. E il sistema del codice di autodisciplina ritengo sia quello giusto. I principi di governo societario nascono dai principi fondamentali dell’Ocse che rappresentano la sorgente di tutti i codici di autodisciplina in essere. E recentemente sono stati condivisi dal G20, estendendo la loro validità alle principali economie emergenti. Bisogna però lavorare perché d’ora in avanti l’applicazione di questi principi sia sempre più profonda e reale.

Le Generali si stanno muovendo nella direzione della governance integrata, in che fase siamo del processo?

Il tema sta procedendo in maniera convinta, vedo un’evoluzione progressiva e passi avanti importanti e chiari. A lato di una gestione finanziaria e amministrativa sofisticata e attenta, si è costituito un gruppo di persone sulla sostenibilità che sta sviluppando il dialogo tra le varie aree di business. Una scelta che mi sembra sintonica con le richieste che arrivano dagli investitori esteri per i quali è sempre più rilevante, oltre ai dati finanziari, l’attenzione al mondo esterno che poi si traduce in struttura di prodotti e processi, coerenti con le attese del mercato.

Quali i temi sul tavolo del convegno della Italy Corporate Governance Conference che parte domani?

Ci si concentrerà sul rapporto tra investitori ed emittenti, sullo stewardship code, sulla composizione dei consigli di amministrazione per genere e nomina. Vorrei poi si continuasse l’approfondimento sulle valutazioni di lungo termine dei risultati delle imprese e sulle possibili strade per facilitare l’accesso al mercato dei capitali delle Pmi.

Elena Bonanni

@ElenaBonanni

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