Standard Ethics chiede la parità di genere

30 Giu 2015
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L’agenzia di rating sostenibili Standard Ethics chiede una spinta nella parità di genere ai vertici delle aziende. «In relazione alle richieste di corporate governance provenienti dalla Ue e dall’Ocse – si legge in una nota – e tenuto conto delle buone pratiche adottate in alcuni Paesi dell’Unione, come il caso del Corporate Governance Code britannico, o dei sistemi “comply or explain” in Finlandia (dal 2008) e Svezia (dal 2004), Standard Ethics informa che verrà richiesta la parità di genere nei Consigli di Amministrazione, o, alternativamente, di fornire una motivazione ed un eventuale progetto di adeguamento così come previsto dal principio “comply or explain”».
L’agenzia specifica poi quale sarà la conseguenza del mancato adeguamento alle richieste. «La mancata adozione della parità, o alternativamente, la mancata informativa in applicazione al principio
sopramenzionato, produrrà, nel nuovo algoritmo di calcolo, un effetto più negativo rispetto al passato. Tale impatto sarà tanto più gravoso tanto più elevato lo Standard Ethics Rating (Ser) attribuito all’impresa. Nel caso delle società con un rating pari o superiore a EE+, potrà rappresentare una criticità (in Italia, Eni, Enel, Unicredit)».

La misura verrà adottata, inizialmente, per imprese europee quotate, di grandi dimensioni, che compongono i seguenti indici:

  • Standard Ethics Italian Index
  • Standard Ethics French Index,
  • Standard Ethics Swiss Index,
  • Standard Ethics Belgian Index.
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