Battaglia di voto sulla tassonomia. Qualche minimo spiraglio

Action plan ESG? Spunta solo un po’ di “S”

18 Mar 2019
Editoriali Companies & CSR Commenta Invia ad un amico
La proposta di Regolamento che esce dalle Commissioni riceve forti critiche da Ong e Banca Etica. La distanza dai principi Esg rimane molto ampia. Ma ci sono segnali positivi

C’è ancora distanza tra l’Esg e la realtà. Ma comincia ad attenuarsi nel Parlamento europeo. Lo scorso anno, quanto la Commissione Ue presentò, nell’ambito dell’Action Plan sulla finanza sostenibile, la bozza di regolamento sulla tassonomia, fu evidente il distacco (di principio e operativo) rispetto alle precedenti indicazioni dell’High Level Expert Group. La proposta di Bruxelles si era focalizzata esclusivamente sul fattore “E”, e aveva completamente escluso i fattori “S” e “G” che erano invece un cardine delle indicazioni del Final Report dell’Hleg, dimenticando altresì concetti cardine come l’engagement sostenibile.

Il distacco si è ridotto lunedì scorso, quando la Commissione parlamentare agli affari economici (European Parliament’s economic affairs, Econ) e quella ambientale (Environment public health and food safety, Envi) del Parlamento hanno esaminato la proposta sulla tassonomia e votato gli emendamenti. Ora il documento finale andrà nell’aula per il voto di tutti i parlamentari europei. Va ricordato che il termine “tassonomia” racchiude un concetto cruciale: stabilire cosa sia sostenibile e cosa no. O meglio, cosa possa essere regolato, garantito, protetto e implementato, da parte delle istituzioni, e cosa, viceversa, debba essere limitato.

Il documento finale ha ricevuto numerose critiche, da parte di Ong e, in Italia, da Banca Etica, riguardanti il fatto che non sono passate posizioni molto propositive in chiave sociale, e restrittive nell’includere attività border line (cioè, emendamenti che chiedevano di escludere in modo esplicito alcune categorie di attività ritenute sempre “insostenibili”).

Di fatto, la nuova proposta di Regolamento (vai ai documenti della riunione dell’11 marzo) è molto simile alla precedente, in termini di focus limitato al fattore “E”.

Ci sono però da considerare positivamente alcuni aspetti.

  1. 1) Innanzi tutto, la nuova proposta ha allargato il concetto di sostenibilità ambientale, dando maggior risalto, per esempio, al concetto di economia circolare.

2) Inoltre, è estremamente interessante che in alcune delle proposte di emendamento sia apparso in maniera esplicita il concetto Esg (gli emendamenti si ritrovano anche qui)

3) Infine, va registrato che, anche nel testo della legge (oltre che nelle premesse della versione inziale, dove era già presente), fa la propria apparizione il fattore “S”, social. Non viene “esploso”, ossia approfondito e regolato in maniera analitica, e viene piuttosto rimandato al futuro. Ma viene introdotto.

L’articolo 17 (Clausola di riesame) recita che «entro il 31 dicembre 2021, e successivamente ogni tre anni, la Commissione pubblica una relazione sull’applicazione del presente regolamento. La relazione valuta i seguenti aspetti: (…) (c) l’opportunità di estendere l’ambito di applicazione del presente regolamento per includere altri obiettivi di sostenibilità, in particolare obiettivi sociali …».

Certo, si tratta di un risultato minimo. Cui si aggiunge il fatto che la G” di governance resta ancora fuori dagli articoli normativi. E continua a non esserci traccia di engagement.

Ma è un passo avanti verso una sostenibilità che non può più essere colorata solo di green. Bensì necessita del multicolor Esg.

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