chiamata in causa la Federal Trade Commission

Chevron denunciata: “inganna” con i claim green

24 Mar 2021
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Tre associazioni ambientaliste, Global Witness, Greenpeace Usa e Earthworks, hanno presentato una denuncia congiunta all'Antitrust Usa contro la big Oil. L'accusa è di ingannare i consumatori sull'impegno dell'azienda nel ridurre le emissioni di gas serra e sugli investimenti in fonti rinnovabili

Chevron Corp. è stata messa sul “banco degli imputati” da tre associazioni ambientaliste. Il 16 marzo, Global Witness, Greenpeace Usa e Earthworks hanno annunciato di aver presentato una denuncia congiunta alla Federal Trade Commission (Ftc), l’agenzia governativa statunitense che ha il compito di tutelare i consumatori. L’accusa? Affermare di contribuire all’obiettivo di «energia sempre più pulita», quando invece i piani di produzione della compagnia possono finire per aumentare le emissioni assolute. In una parola: greenwashing.

Come anticipato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (OB / 252 “Chevron fa i conti con le accuse di greenwashing”), le tre ong accusano il gigante dell’Oil di «pubblicità ingannevole». Nello specifico, affermano che i claim green dell’azienda «sovrastimano i suoi investimenti nelle energie rinnovabili e il suo impegno nel ridurre l’inquinamento da combustibili fossili», per mascherare il suo ruolo come uno dei più grandi inquinatori del mondo. Chevron per il momento ha respinto le accuse e le ha definite «frivole».

La denuncia arriva pochi giorni dopo che la big Oil ha annunciato una strategia incentrata su «rendimenti più alti, meno carbonio». Si tratta della prima denuncia che usa le “Green Guides”, elaborate dalla stessa Ftc per guidare i professionisti del marketing nel fare affermazioni ambientali non fuorvianti, per sostenere l’accusa a una società di combustibili fossili di ingannare i consumatori.

La denuncia

Le tre associazioni ambientaliste, si legge in una comunicazione di Greenpeace, affermano che Chevron sta costantemente travisando la sua immagine per apparire «rispettosa del clima» e «orientata alla giustizia razziale», mentre «la grande maggioranza delle sue operazioni commerciali si basa su combustibili fossili inquinanti per il clima e che danneggiano in modo sproporzionato le comunità di colore».

Nella denuncia, la big Oil viene additata come «la seconda azienda più inquinante al mondo», responsabile di oltre 43,35 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra dal 1965 a oggi. Non solo. L’accusa è anche di non avere attualmente in programma di ridurre le proprie emissioni complessive. Secondo le associazioni, tra il 2010 e il 2018 Chevron ha speso solo lo 0,2% delle sue spese in conto capitale (capital expenditure), cioè circa 26 milioni su 13 miliardi di dollari all’anno, in fonti energetiche a basse emissioni di carbonio.

In compenso, spenderebbe «milioni di dollari in campagne pubblicitarie e di marketing» per ingannare i consumatori «con affermazioni fuorvianti sul proprio impatto ambientale». La denuncia, infatti, fa riferimento a specifiche violazioni dirette delle Green Guides della Ftc, in promozioni a pagamento sui social media, pubblicità televisive e altri annunci digitali. Le associazioni chiedono, in conformità con le regole della Ftc, la rimozione di queste affermazioni fuorvianti, la diffusione di dichiarazioni correttive e la valutazione di sanzioni appropriate secondo la legge.

In particolare, le affermazioni incriminate:

  • implicano che le operazioni commerciali di Chevron non danneggiano (ma addirittura aiutano) l’ambiente, nonostante numerosi disastri ambientali;
  • dichiarano che Chevron produce energia “sempre più pulita”, anche se spende meno dello 0,2% delle sue spese in conto capitale in fonti di energia rinnovabile;
  • travisano i vantaggi del biometano o del “gas naturale rinnovabile”;
  • inducono in errore i consumatori con gergo ingannevole come “ridurre l’intensità delle emissioni”, mentre Chevron continua ad aumentare l’estrazione e la produzione di petrolio e gas.
La risposta di Chevron

Per tutta risposta la major ha affermato che si tratta di «accuse frivole» e che sta investendo tre miliardi di dollari tra il 2021 e il 2028 «per far avanzare la transizione energetica». L’agenzia Reuters riporta un commento di un portavoce di Chevron, Sean Comey: «Stiamo prendendo provvedimenti per ridurre l’intensità di carbonio delle nostre operazioni e asset, per aumentare l’uso di energie rinnovabili e di compensazioni a sostegno delle nostre attività, e per investire in tecnologie a basse emissioni di carbonio».

Una nuova strategia

Se l’operazione dovesse avere successo, presentare una denuncia alla Ftc per pubblicità ingannevole potrebbe diventare una nuova linea di attacco per gli attivisti ambientali contro le big corporation. La nuova strategia potrebbe essere incoraggiata anche dalla nuova amministrazione del presidente Usa Joe Biden, che viene vista dalle ong ambientaliste come più attenta alle loro critiche di Big Oil.

D’altro canto non sarebbe una situazione inedita. Un anno fa in Italia, infatti, il gruppo energetico Eni è stato “condannato per greenwashing” dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), con una multa da 5 milioni di euro per la pratica commerciale relativa al prodotto Diesel+ (Vedi articolo “Eni nella storia del greenwashing”). In quel caso, l’Authority italiana fece propria l’idea che un claim green non potesse essere relativo a un “minore inquinamento”. Per Eni fu un primato poco invidiato. Adesso, quanto meno, si ristabilisce l’equilibrio: i competitor energetici d’oltreoceano faranno i conti con la stessa minaccia.

Alessia Albertin

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