ET.People/ 22 Intervista a Chiara Levati

L’operatrice Iscos: «La sostenibilità nella cooperazione internazionale»

5 Lug 2019
Interviste Companies & CSR Commenta Invia ad un amico
La sostenibilità come concetto allargato, dal fronte economico a quello ambientale. Levati sostiene che il tema è entrato a pieno titolo anche nel mondo della cooperazione, ed è diventato un driver per chi cerca sovvenzioni, dalle piccole realtà ai grandi enti

Chiara Levati è un’operatrice di Iscos (Istituto sindacale per la cooperazione allo sviluppo) Lombardia, ente di cooperazione internazionale la cui mission è perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale e promuovere il lavoro dignitoso. Levati si occupa di scrittura di progetti di cooperazione, dell’implementazione e della gestione delle attività, della rendicontazione delle spese e della gestione della comunicazione. Cosa significa per lei sostenibilità? «Per me sostenibilità è tutto ciò che si può sostenere sia economicamente sia da un punto di vista ambientale e sociale, senza recare danni ad altre popolazioni o alla natura». 

 

Chiara Levati

La tematica del vivere e lavorare sostenibile coinvolge la sua attività? Se sì, perché e come? Ci può fare qualche esempio?

Certo, è una tematica che si è integrata a tutti i livelli nella mia attività. Da qualche anno, inoltre, i bandi cui partecipiamo come Iscos hanno sempre una sezione dedicata alla sostenibilità. Come ho già accennato, la sostenibilità intesa non soltanto come “rispetto dell’ambiente”, ma anche dal punto di vista finanziario e sociale. E questo è evidente sia nelle piccole realtà sia nei grandi enti, fino ad arrivare alle istituzioni, basti pensare a quanto ha fatto negli ultimi anni in questo settore l’Unione europea. Oggi tutti guardano alla sostenibilità come un fattore importante.

Crede che la sostenibilità possa essere un driver per il suo lavoro?

Nel mio lavoro è ancora più evidente. Oggi, se proponiamo progetti che hanno al loro interno una parte legata alla sostenibilità, vediamo che c’è maggiore interesse in chi li deve sovvenzionare. Anche se penso si potrebbe fare ancora meglio, facendo passare il concetto che tutte le aziende, avendo un occhio di riguardo a questi temi, potrebbero avere un ritorno sia a livello di immagine sia a livello di guadagno.

Secondo lei come si potrebbe migliorare la visibilità di questi temi?

A mio parere le scuole potrebbero essere un buon veicolo per diffondere i temi sostenibili. Così come, in generale, progetti che riguardano i giovani. Però devono essere coinvolgenti, penso per esempio a mostre, spettacoli teatrali, laboratori che spieghino la sostenibilità in modo “pratico”. Certo anche i social possono contribuire alla diffusione della sostenibilità, magari attraverso delle campagne di sensibilizzazione mirate.

I temi sostenibili stanno entrando o sono già presenti nella sua quotidianità privata?

Nel mio piccolo cerco di farci attenzione, ma devo ammettere che è difficile. Per esempio, so che andare al mercato sarebbe una scelta più sostenibile rispetto alla spesa nei supermercati della grande distribuzione, ma spesso la comodità (anche di orari) vince sull’aspetto “green”. Invece, uso molto i mezzi pubblici, preferendoli alla macchina, anche per una questione di sostenibilità. E da un po’ ho iniziato a usare dei detergenti attenti all’ambiente, senza imballaggi di plastica e poco inquinanti. 

Cecilia Mussi

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