Et.people/7 intervista all'azzurro Matteo Piano

Sostenibilità nell’Italvolley? «Sotto rete e in radio»

1 Mar 2019
Interviste Companies & CSR Commenta Invia ad un amico
Dal campo di pallavolo, agli spogliatoi, fino alla web radio e allo shop di abiti "solidali". Il capitano della Powervolley Milano e centrale della nazionale racconta il suo rapporto «semplice» con i temi sostenibili

Dai suoi 209 cm di altezza, Matteo Piano vede tutto da una prospettiva diversa. Giocatore professionista di pallavolo, capitano della Powervolley Milano e centrale della nazionale italiana, oltre al volley ha la passione per la scrittura e la radio. «Non ne so molto di sostenibilità – ammette fin dall’inizio dell’intervista – quindi ne parlo in termini molto semplici, sicuramente non tecnici. Per me questa parola significa cercare di stare attenti all’ambiente, a quello che abbiamo intorno, utilizzando le risorse che salvaguardano sia la vita dell’essere umano sia quella degli animali, con uno sguardo rivolto verso il futuro. Capire meglio ciò che acquistiamo e mangiamo. Tutte le nostre azioni hanno un impatto e dobbiamo saperlo».

Matteo Piano

Secondo lei la sostenibilità è un tema?

Secondo me se ne parla di più rispetto agli anni passati. Molte persone oggi iniziano a guardare più a uno stile di vita sano e sostenibile. Penso al commercio equo e solidale, per esempio. Sento che tante persone iniziano a farsi delle domande, ma tutti dovremmo saperne di più, io per primo. Per entrare nello specifico della pallavolo: lo scorso anno ho iniziato a portare in spogliatoio saponette e shampoo naturale. All’inizio i miei compagni mi guardavano in modo strano, poi qualcuno si è interessato, mi ha chiesto, ha voluto sapere di più su questa scelta. Per il nostro lavoro usiamo moltissimo questi prodotti e mi è sembrato giusto trovare qualcosa che fosse più attento all’ambiente.

La sostenibilità come influenza la sua vita quotidiana?

Cerco di “essere sostenibile” ogni volta che posso. Sono anche tra i fondatori di un’associazione culturale (Brodo di Becchindr), nata come web radio nel tempo abbiamo dato inizio a una serie di iniziative che si avvicinano al mondo della sostenibilità, ad esempio con la produzione di vestiti “solidali”. Per i miei spostamenti quotidiani, poi, quest’anno ho deciso di fare un abbonamento ai mezzi pubblici, in questo modo contribuisco a inquinare di meno l’ambiente, o utilizzo il car sharing. Quello che ferma tante persone rispetto a uno stile di vita più sostenibile è la pigrizia, la routine a cui siamo abituati; invece una volta preso il ritmo, si vive meglio.

Secondo lei la sostenibilità è un driver nel suo lavoro?

A livello di club si inizia a parlarne. Invece come sportivi, a livello personale intendo, secondo me possiamo fare di più. Soprattutto per l’ambiente. Comunque la sostenibilità è un driver, non ci sono dubbi. Lo vedo da un dettaglio: quando abbiamo parlato di shampoo e zucchero prodotti in modo sostenibile tramite il canale radio di Brodo di Becchi, abbiamo ricevuto tanti attestati di stima da parte dei nostri fan, ci hanno scritto ringraziandoci di aver fatto conoscere questa realtà.

Cosa si potrebbe fare per renderla più interessante al grande pubblico?

Per fare diventare la sostenibilità un tema più interessante dovremmo farla diventare un gioco. Una sfida. E, soprattutto, parlarne su tutti i canali. Per esempio, noi come sportivi potremmo partire dalle bottiglie d’acqua, che consumiamo in gran quantità durante le partite. Se ne usassimo di meno, facendo vedere un consumo sostenibile anche “a favore di telecamere” potremmo passare ai tifosi un messaggio importante. Poi, come personaggi che fanno parte di un mondo conosciuto, come quello dello sport, potremmo incidere anche al di fuori del campo di gioco. Partecipare di più a iniziative a favore dell’ambiente o della società, come “M’illumino di meno” (che si tiene oggi in tutta Italia, ndr) per sensibilizzare al risparmio energetico. L’anno scorso sono stato invitato a dire la mia sul risparmio energetico nella trasmissione di Rai Radio 2 (Caterpillar, che ha lanciato l’iniziativa nel 2005, ndr) ed è stato un forte stimolo fare parte di un evento che tratta un tema così importante.

Cecilia Mussi

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