Et.Analist/ Lombard Odier: «Investire su un futuro carbon neutral»

3 Mar 2020
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ET.analist è lo spazio in cui ETicaNews raccoglie i contributi di analisti, asset manager e studiosi che fanno il punto su temi specifici del mondo della finanza sostenibile. Nell’ultimo numero (Finanza Sri, ultimi report degli analisti/ 14) Stéphane Monier Chief Investment Officer di Lombard Odier Private Bank, nel documento “How to invest for a carbon-neutral future”, analizza il cambiamento climatico come un problema che necessita di una soluzione urgente e comporta delle scelte per gli investitori.

Monier riporta come diverse banche centrali, come la Bank of England (Boe) e la banca centrale norvegese, abbiano già iniziato a prestare attenzione al problema degli “stranded asset”, ovvero investimenti in attività e industrie ad alta intensità di carbonio «che rischiano di essere catapultati in una spirale discendente di valutazioni in calo e di vendite», con la Boe che stima fino a 20mila miliardi di asset a rischio incaglio e propone stress test climatici per banche e assicuratori. Nonostante, però, manchi un’azione comune coordinata contro il rischio climatico, questo non è il problema che può apparire. «Molte città e regioni di tutto il mondo, compresi molti stati e città degli Stati Uniti (che rappresentano il 70% dell’economia statunitense), stanno lavorando per raggiungere gli obiettivi di Parigi, perché ritengono che ciò abbia un buon senso macroeconomico e commerciale». Questi lavori sono guidati da costi ed economie di scala basate su soluzioni a basse emissioni di carbonio (ad esempio, solare, eolico, batterie per veicoli elettrici e stoccaggio dell’energia), e questo sviluppo sta portando le energie alternative a diventare più economiche rispetto all’alternativa ad alte emissioni di carbonio. Per raggiungere gli obiettivi di Cop21, dunque, è necessario decarbonizzare rapidamente le nostre economie. E questo è già possibile con l’integrazione Esg negli investimenti. Ma occorre concentrarsi in modo critico anche sulle imprese in transizione con le migliori prestazioni, che attualmente hanno un’impronta di carbonio elevata, ma che sono vitali per la crescita economica futura, come le industrie chimiche, siderurgiche e del calcestruzzo. «Se gli investitori dovessero dismettere completamente le industrie ad alta intensità di carbonio, l’impatto sarebbe controproducente».

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