ET.Analist/ Ubp: «L’impact investing deve estendersi ai mercati azionari»

1 Ott 2020
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ET.Analist è lo spazio in cui ETicaNews raccoglie i contributi di analisti, asset manager e studiosi che fanno il punto su temi specifici del mondo della finanza sostenibile. Nell’ultimo numero (Finanza Sri, ultimi report degli analisti/ 19) Eli Koen, Portfolio Manager Emerging Markets Equities di Union Bancaire Privée, nel report “Perché l’impact investing ha bisogno dell’accesso ai mercati azionari per crescere” sostiene che i canali di nicchia dei mercati privati, in cui opera l’impact investing, «non sono più sufficienti a sostenerne l’espansione».

Ubp rileva ancora la presenza di una lacuna tra la domanda di investimenti sostenibili e l’accessibilità. La società sottolinea come per far fronte a questa problema, l’impact investing debba diffondersi «al di là dei mercati privati ed estendersi anche ai titoli azionari quotati». Attraverso i mercati azionari, infatti, viene allocato il capitale «e, allocando più capitale in imprese che hanno un “impatto positivo” e su scala più ampia, gli investitori possono ridurre i costi di finanziamento per queste società, sostenendo la loro crescita e i loro investimenti», in quanto il mercato pubblico è l’unico veicolo di accesso diretto anche per gli investitori retail.

Per contro, anche le società a impatto, «senza un segmento specializzato con un focus sui titoli impact» troverebbero molto difficile attrarre capitali su larga scala. Un ulteriore fattore di crescita per il mercato è poi rappresentato dalla necessità di engagement da parte dei gestori di fondi con le società pubbliche «per incoraggiare queste aziende ad allineare le loro pratiche e la loro offerta ai valori dei loro clienti». Per raggiungere questo obiettivo, l’industria dell’asset management deve passare «dal profilo bidimensionale del cliente costituito dal rischio e il rendimento, a uno a tre dimensioni che tenga conto anche dei valori della clientela».

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