Modifiche a Mifid II? I gestori si dicono «preoccupati»

21 Lug 2020
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Gli asset manager, gli organismi di categoria, i Principles for Responsible Investment (UnPri) e altre organizzazioni hanno criticato la definizione di “preferenze di sostenibilità” proposta dalla Commissione europea nella proposta di modifica delle regole della Mifid II, che fa parte dell’attuazione del suo Action plan per la finanza sostenibile.

Come riportato dalla rassegna sostenibile di ieri (Et.Observer/ 228) Le parti interessate hanno avuto tempo fino al 6 luglio per fornire un feedback su questi e altri progetti di atti delegati che mirano a incorporare le questioni e le considerazioni sulla sostenibilità nel quadro normativo dei servizi finanziari dell’Ue, come costituito dalla Direttiva Oicvm, dalla Direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi (Aifmd) e dalla Mifid II, appunto.

Le modifiche proposte agli atti delegati Mifid includono l’obbligo per le imprese di investimento di considerare le preferenze di sostenibilità dei clienti nel determinare l’idoneità dei prodotti. La Commissione ha proposto che tali preferenze siano definite in relazione a due tipi di prodotti finanziari che sono definiti dal regolamento sull’informativa finanziaria sostenibile (Sfdr) recentemente adottato: i cosiddetti prodotti che promuovono le caratteristiche ambientali e sociali ai sensi dell’articolo 8, e i prodotti che perseguono obiettivi di sostenibilità ai sensi dell’articolo 9. Tuttavia, nella bozza di testo, la Commissione sostiene che i prodotti della prima categoria «non raggiungono necessariamente» un certo livello di sostenibilità e dovrebbero quindi soddisfare requisiti aggiuntivi per essere considerati adatti ai clienti con preferenze di sostenibilità. Queste limitazioni aggiuntive hanno suscitato preoccupazioni tra gli stakeholder. La Investment Association ha detto di avere preoccupazioni «serie», gli UnPri le hanno definite «sostanziali».

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