Intermonte: dai Pir ancora nessun effetto sostenibilità

23 Mar 2018
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I piani individuali di risparmio, i cosiddetti Pir, hanno rappresentato una notevole leva di raccolta di capitale, ma unicamente per la Borsa e il rispamio gestito. L’effetto finale, al di là dell’andamento del titolo in Borsa, per le pmi italiane è stato praticamente nullo. È quanto emerge dalla ricerca “I Piani Individuali di Risparmio (Pir): gli effetti su domanda e offerta di capitale nel mercato borsistico italiano” presentata nei giorni scorsi da Intermonte.

In particolare, «i dati mostrano – si legge in una nota – che nessuna delle forme innovative di finanziamento per le imprese, dedicate in particolare alle pmi (ossia private equity e venture capital, mini-bond, crowdfunding e P2P lending) è stata impattata nel corso del 2017 dal fenomeno dei Pir. Tecnicamente, sono tutti strumenti finanziari compatibili con i Pir (per quella parte dell’investimento, il 21%, che non deve riguardare titoli azionari del Ftse Mib), ma rimangono canali di finanziamento alternativi presidiati, per ora, da attori molto diversi rispetto a quelli che gestiscono i fondi Pir-compliant. Il buon andamento del mercato borsistico ha finora privilegiato le azioni nelle scelte di investimento dei Pir. Per apprezzarne ugualmente gli effetti su altre asset class, occorre ingegnerizzare nuovi prodotti e portafogli in grado di investire anche in titoli illiquidi, quali i mini-bond e l’equity di Pmi non quotate».

Nei fatti, resta aperta la questione dei criteri di selezione delle società rientranti nei Pir, per le quali potrebbe essere opportuno introdurre ipotesi legate agli Esg. Inoltre, occorre legare i capitali che entrano in Borsa a forme di premialità dirette per le finanze delle aziende coinvolte.

 

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