Italia Nostra: «Altro debito? Prima impariamo a investirlo»

6 Apr 2020
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«Sorge spontanea una seria considerazione: se, come risaputo, non siamo capaci di spendere i fondi che già abbiamo (quelli Europei, per esempio), perché indebitarsi ulteriormente quando sappiamo che i finanziamenti, su cui dovremo pagare gli interessi, rimarranno sottoutilizzati?». Nei giorni scorsi, Ebe Giacometti, presidente e portavoce di Italia Nostra, ha preso una posizione piuttosto netta in merito alle ipotesi di incrementare il livello di indebitamento italiano, principalmente verso l’Europa.

«Come riportato dal Sistema Nazionale di Monitoraggio (Snm) – ha spiegato Giacometti – al 28 febbraio 2019 lo stato di avanzamento dei pagamenti dei programmi operativi nazionali e regionali (Pon e Por 2014-2020) è fermo al 21,64%. Anche quando i fondi vengono spesi dalle regioni virtuose, questo avviene spesso nella forma di sussidi, cioè senza creare innovazione produttiva e maggiore inclusione sociale. Basti pensare ai fondi destinati all’agricoltura, i cosiddetti Piani di Sviluppo Rurale (Psr), che altro non sono che contributi alle aziende.

Oltre a ciò, le Amministrazioni Pubbliche hanno accumulato negli anni un ritardo strutturale nel pagamento dei debiti con le imprese, un fenomeno grave che causa problemi alle aziende italiane in tutti i settori. […]

Preoccupa ora sentire da più parti levarsi un coro di richieste di sussidi a pioggia e di grandi opere infrastrutturali, come se ciò potesse salvare le sorti produttive del Paese. I fondi dovrebbero arrivare alle pmi italiane che hanno dimostrato in questo decennio resilienza, creatività, imprenditorialità e dinamicità. Oltre a sussidiare chi ha perso il posto di lavoro, va incoraggiata una seria politica di formazione, educazione e reinserimento nel lavoro di questi cittadini. E la Pa dovrebbe pagare i debiti che ha accumulato con le imprese.

E infine è venuto il momento di finanziare la tutela dell’ambiente e del Patrimonio Culturale, la riduzione del rischio idrogeologico, città meno inquinanti, agricoltura capace di produrre cibo sano, Green Deal che non sacrifichi il paesaggio a tecnologie di fatto insostenibili, servizi essenziali come la sanità efficienti … ma non a parole, nei fatti.

Quindi, prima di impegnarsi la camicia e sperperare fondi, oggi più che mai sarebbe bene ottimizzare le risorse».

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