L’appello di 300 economisti: «Chiudete i paradisi fiscali»

16 Mag 2016
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Alla vigilia del Summit Anticorruzione, tenutosi lo scorso 12 maggio a Londra, oltre 300 economisti di 30 Paesi hanno lanciato un appello per mettere uno stop ai paradisi fiscali. Gli economisti hanno firmato una lettera rivolta ai leader mondiali affinché si metta la parola fine alla segretezza delle operazioni finanziarie realizzate offshore.

L’appello è stato coordinato da Oxfam che con la petizione Basta con i paradisi fiscali ha raccolto in pochi mesi l’adesione di quasi 280mila cittadini da tutto il mondo.

Tra i firmatari alcuni degli economisti più influenti degli ultimi anni a livello internazionale, tra cui Angus Deaton, Premio Nobel per l’Economia nel 2015 e Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute presso la Columbia University e consigliere del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon.

Un appello sposato anche dall’ambiente accademico italiano. Assieme ai docenti delle più prestigiose università del mondo come Harvard, Oxford, Sorbona, infatti tra i firmatari ci sono oltre 100 economisti nazionali. Nonostante tra i firmatari vi siano differenti opinioni su quale sia il livello di tassazione ottimale, vi è però un’ampia convergenza nel considerare i paradisi fiscali distorsivi del corretto funzionamento dell’economia mondiale.

«In un’economia globale sostenibile – ha dichiarato Leonardo Becchetti, Professore Ordinario di Economia Politica all’Università Tor Vergata di Roma, tra i firmatari della lettera – la gigantesca elusione fiscale dei nostri giorni deve diventare un ricordo del passato­. L’alibi dei super-ricchi per le disuguaglianze crescenti è sempre stato quello che alla fine il denaro sarebbe sgocciolato verso il basso. Ma neppure questo accade se i soldi vengono portati nei paradisi fiscali. Abbiamo grande fiducia che il cambiamento atteso accadrà perché i cittadini hanno detto basta a questa continua erosione di risorse che altera persino le statistiche sulla produzione, portandole verso i paradisi e riduce la torta a disposizione per salute, istruzione ed altri beni pubblici».

 

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