Riforma Terzo Settore. Banca Etica ascoltata in commissione Affari sociali

6 Lug 2018
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“Sì” a un regime fiscale che premi i risparmiatori che scelgono di investire in “titoli di solidarietà” e al “social lending” per far decollare le imprese sociali; “no” agli intermediari finanziari che potrebbero usare i nuovi strumenti di investimento dedicati al terzo settore per operazioni di “social e green washing”; auspicio che le normative italiane ed europee riconoscano il valore del credito bancario erogato a favore di onlus e imprese sociali riducendo l’assorbimento patrimoniale per queste operazioni (il cosiddetto “social supporting factor“).

Sono queste le principali proposte per l’attuazione della Riforma del Terzo Settore – e in particolare delle norme dedicate agli strumenti finanziari a sostegno delle imprese sociali e degli enti non profit – illustrate ieri dal direttore generale di Banca Etica, Alessandro Messina, in un’audizione informale alla commissione Affari sociali della Camera.

Messina ha anche sottolineato come il problema dell’accesso al credito per le imprese sociali non possa esaurirsi con l’istituzione di uno strumento di raccolta “dedicata”, quali sono i titoli di solidarietà. In un contesto caratterizzato da eccesso di liquidità che non sempre si traduce in credito, sostiene il direttore, una strada possibile consiste nel potenziare la sezione del Fondo di garanzia per le Pmi rivolta alle imprese sociali. Un’altra via, di più ampio respiro, potrebbe essere la pomozione del social supporting factor in discussione a livello Ue. Entrambe le misure potrebbero risultare più efficaci nell’obiettivo implicito nella norma di aumentare l’offerta di credito al terzo settore.

Il direttore generale di Banca Etica ha anche detto che un altro fattore di sviluppo è la possibilità di ricorrere a capitali di rischio, che per soggetti nonprofit devono essere pazienti, in grado di valutare anche le misurazioni extraeconomiche dei rendimenti, il più possibile non concentrati per conservare la governance democratica degli enti di Terzo settore.

Il social lending è una buona apertura, sostiene ancora Messina, ma deve essere affiancato da misure a sostegno di iniziative di Impact investing condotte da operatori di finanza etica che consentirebbero di scalare rapidamente volumi e operatività di un mercato in crescita e che rischia di rimanere privo di offerta.

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