Sdgs, stallo sul clima nel primo rapporto sulla Ue di Asvis

12 Feb 2020
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Pur essendo l’Unione europea l’area più avanzata al mondo sullo sviluppo sostenibile, resta ancora molto da fare per raggiungere i target prefissati dall’Agenda 2030. Lo afferma l’Asvis presentando le conclusioni del suo Rapporto “The European union and the sustainable development goals” che per la prima volta viene misura l’andamento di ciascun Paese Ue in relazione agli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

A partire dai dati pubblicati dall’Eurostat, l’Asvis ha costruito degli indicatori compositi capaci di descrivere la distanza dai target dei Paesi membri. Prendendo in considerazione il periodo 2010-2017 la situazione mostra dei miglioramenti su diversi temi, anche se va ricordato che in nessuno caso si è raggiunto quanto indicato dall’Agenda 2030. Per esempio, bene l’Obiettivo 5 sulla parità di genere, dove si riduce il divario occupazionale tra maschi e femmine (almeno fino al 2014). L’indicatore dell’Obiettivo 8, che mira a incentivare una crescita economica duratura e inclusiva, resta stabile fino al 2013 per poi crescere grazie alla riduzione dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano) e all’aumento degli investimenti su Pil e occupazione. Bene anche l’Obiettivo 11 su città e comunità sostenibili e l’Obiettivo 12 per garantire modelli di produzione e consumo sostenibili: il primo spinto dall’aumento della quota di rifiuti urbani riciclati, da una minore esposizione della popolazione a polveri sottili e dalla riduzione del numero di morti per incidenti stradali; il secondo grazie ai miglioramenti della produttività nell’uso delle risorse e del consumo di materia (+12% tra il 2010 e il 2017) e delle emissioni di CO2 da nuove autovetture. In relazione all’Obiettivo 13 su clima, l’indicatore mostra una riduzione delle emissioni del 10% rispetto al 2010 segnalando però che negli ultimi quattro anni (2014-2017) non sono stati fatti passi in avanti, un po’ come avviene per l’Obiettivo 7 sull’energia dove è chiaro che, a seguito della ripresa economica, il consumo finale di energia è tornato a crescere e molto probabilmente l’Unione fallirà il suo obiettivo al 2020.

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