Troppo rischioso? Azimut chiede ai soci un «giudizio di opportunità»

26 Apr 2016
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Azimut si rimette al giudizio etico dei soci. La società finanziaria, dopodomani 28 aprile, sottoporrà all’assemblea degli azionisti una questione piuttosto inusuale (per oggetto e per modalità): una relazione degli amministratori in cui si presenta l’ipotesi di trasferimento all’estero della sede. Il documento termina chiedendo «all’Assemblea di esprimersi in merito all’opportunità di proseguire nell’approfondimento e nella valutazione dell’ipotizzato progetto di trasferimento della sede legale della Società all’estero, e segnatamente in uno dei seguenti Paesi: Regno Unito, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Austria, Germania, Malta, Svizzera».

Si chiede ai soci, appunto, un giudizio di «opportunità», in quanto, evidentemente, c’è la consapevolezza delle molteplici ripercussioni che una scelta del genere porterà. Rivoluzionando la struttura del gruppo, a cominciare da rapporti ed equilibri con shareholder e stakeholder.

Non si tratta, ha sottolineato Azimut, di un passaggio studiato per ragioni fiscali, rispondendo in questo modo alla messa sotto osservazione del rating, venerdì scorso, da parte di Standard Ethics. L’agenzia aveva giudicato negativamente «l’eventuale spostamento della sede legale in altri Paesi Ue (o extra Ue) con regimi fiscali più vantaggiosi».

La partita è più ampia. E il punto cruciale, riportato nella relazione, è questo: «L’effetto del trasferimento della sede legale della Società in uno dei Paesi indicati sarebbe quello della perdita della qualifica di capogruppo di un gruppo di Sim, ai sensi della vigente disciplina di vigilanza, da parte della Società. Ne conseguirebbe la possibile disapplicazione della normativa prudenziale prevista dalla CRD IV e dal CRR in materia di coefficienti patrimoniali applicabili su base consolidata. Tale risultato, come già comunicato al mercato, permetterebbe la liberazione di ingenti risorse finanziarie (circa 500 milioni di Euro)».

Insomma, la scelta (che, sottolineano gli amministratori, è in corso di studio «con il supporto di primarie società di consulenza e professionisti esterni») creerà ricchezza per gli azionisti, ma a fronte di una profonda ristrutturazione del Dna stesso della società.

Da qui la scelta innovativa e, da un certo punto di vista, di notevole trasparenza ed engagement: «Stante la rilevanza strategica di tale progettualità – si legge sempre nella relazione  – e della complessità dei profili, anche di rischio, connessi con la stessa, il Presidente suggerisce di dover rappresentare all’Assemblea i risultati degli approfondimenti effettuati e di richiedere agli azionisti un parere preliminare».

Poi il board avrà comunque mani libere. Ma, intanto, sarà a conoscenza se la mossa è condivisa o meno dai soci.

 

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