al salone 2017 svelata una mappa che cresce e si complica

Osservatorio Sri, l’Italia s’è desta

23 Nov 2017
Notizie ESG Market Commenta Invia ad un amico
Dopo la crisi del 2007 si sono contati 369 nuovi fondi sostenibili in Italia. La crescita degli attivi è stata analizzata da Bnp Paribas che, insieme a iShares, nota una “democratizzazione” degli investimenti responsabili. Per Vontobel l’obiettivo è coniugare Esg e Roic

Il mercato italiano degli investimenti Sri (Social responsible investment) è un mercato «variegato» che vede, oggi, 45 società di gestione con un’offerta di prodotti per 457 fondi in 178 comparti. Sono i numeri emersi dall’«Osservatorio Sri 2017», realizzato da ETicaNews e presentato nel corso dell’omonimo workshop di ricerca in occasione del Salone dello SRI 2017, che si è tenuto la scorsa settimana a Milano. La premessa all’analisi dei dati riprende l’identificazione di una data chiave per la finanza responsabile: la crisi del 2007. «Da quel momento in poi la percezione che la finanza dovesse virare sulla sostenibilità ha fatto un salto in avanti», ha commentato Fabrizio Guidoni, responsabile dell’ufficio studi di ETicaNews nel presentare l’osservatorio.

Proprio nei due lustri successivi all’ultima crisi finanziaria si sono contati 369 nuovi fondi sostenibili nel nostro Paese. Delle 45 case oggi attive sul fronte Sri, in 28 hanno partecipato al sondaggio, per il 72% dei prodotti responsabili commercializzati in Italia (129 comparti su 178). Dalla divisione in macro-gruppi delle tipologie di fondi sono stati elaborati, poi, due panieri: «ET_Indice_Azionari» (azionari più tematici) ed «ET_Indice_Obbligazionari» (corporate più governative) di cui sono state calcolate le performance tra il 30 settembre 2014 e il 30 settembre 2017. E in entrambi i casi i numeri hanno dato ragione  alla sostenibilità. Inoltre, procedendo all’analisi degli ultimi due anni, sul fronte azionario è emerso come, su 137 fondi analizzati, quelli emergenti abbiano rivelato un andamento molto positivo, due soli fondi abbiano generato performance negative e 15 fondi guadagni inferiori al 10 per cento. Considerando, invece, il paniere che analizza l’universo obbligazionario, le performance a due anni su 47 fondi hanno visto il 36% dei veicoli con una performance superiore alla media (+4,52%), e soli tre fondi che hanno generato performance negative.

La crescita degli attivi Sri ha trovato conferma anche nel contributo apportato alla discussione da Andrea Succo, Head of External Distribution Italy di BNP Paribas AM, che ha sottolineato, in particolare, la presenza di una «migrazione» nell’identità degli investitori potenziali. «Gli istituzionali da anni fanno i conti con l’utilizzo dei criteri Sri, mentre si tratta di una conquista piuttosto recente da parte del retail». Questa migrazione, però, è già visibile nei grandi numeri, laddove l’investimenti Sri retail nel 2014 rappresentava il 13,1% a livello globale, nel 2016 aveva ampliato la sua fetta a oltre un quarto (25,7%) del totale degli Aum gestiti da BNP Paribas AM. «Se ci limitiamo solo al panorama europeo e ai fondi tematici – prosegue Succo –, negli ultimi anni l’ammontare degli attivi è cresciuto soprattutto in Paesi come la Francia (+213%) e l’Olanda (+36%), che sono più antichi sul settore, ma anche in Italia (+37%)».

Certo è che il passaggio dall’investimento tradizionale all’investimento Sri si è rivelato, in alcuni casi, obbligato. Ma «esiste ancora il preconcetto per cui nell’investimento sostenibile si esclude il rendimento», ha commentato Giovanni De Mare, Head of Retail Distribution Italy di Vontobel AM, che ha partecipato al workshop introducendo alcune case history famose, in cui l’assenza di una visione sostenibile di lungo periodo ha portato non solo a un ridimensionamento delle aspettative, ma a un cambiamento della gestione aziendale e, in alcuni casi, al fallimento. Dallo scandalo Nike sui prodotti realizzati con la manodopera minorile, che ha portato l’azienda a dotarsi di un forte impianto Csr, a quello Enron, che vide addirittura un crollo del titolo da quasi 90 dollari a meno di uno nell’arco di pochi mesi e il fallimento dell’azienda energetica. «Per questo motivo – ha detto De Mare – nella nostra strategia di investimento cerchiamo di coniugare le metodologie classiche di selezione dei titoli con la fotografia dello stato di salute di un’azienda, che è misurabile con il Roic (Return on invested capital). Questi elementi li abbiamo poi sposati con i criteri Esg». Obiettivo finale, dunque, quello di adattare l’universo sostenibile che i clienti chiedono di valorizzare con i dati di bilancio delle aziende su cui si investe.

Ma ci sono anche strumenti che hanno visto una crescita imponente negli ultimi anni. Tra questi gli Etf e i fondi indicizzati che oggi, nei soli Stati Uniti, ammontano a 4mila 300 miliardi di dollari. «Alla base di questa crescita c’è l’indicizzazione di nuovo livello», ha commentato Enrico Camerini, Head of Institutional Clients iShares Italy, BlackRock, che ha introdotto tre step di investimento sostenibile collegato ai replicanti: non deve rappresentare un eventuale problema in termini di performance (anzi); deve adattarsi alle diverse sensibilità degli investitori sui diversi temi Sri (dalla riduzione della Co2 alla gender equality); deve riconoscere l’importanza della corporate governance. «In questo momento – ha affermato Camerini – tra i 12mila e i 13mila miliardi di dollari di investimenti Esg sono basati sullo screening negativo. Le strategie Esg vere e proprie, ossia la selezione delle cosiddette “best-in-class” attraggono ancora tra i mille e i 2mila miliardi di dollari investiti. Mentre molto occorre fare sul fronte impact, fermo sotto la soglia dei 500 milioni». Anche in questo caso, però, il traguardo finale cui aspirare è quello di una «democratizzazione» degli investimenti Sri. «Gli investimenti sostenibili fino a qualche tempo fa erano appannaggio degli istituzionali». Con i replicanti, l’avvicinamento del retail è più facile dal momento che hanno un ingresso minimo di qualche decina o centinaio di euro e possono rappresentare un trampolino non solo per la crescita degli Aum ma anche per la mitigazione dei rischi.

Raffaela Ulgheri

@raffaelaulgheri

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