ETSRI.INTERVISTA – DONATO GIANNICO, COUNTRY HEAD ITALY RAIFFEISEN CM

«Sri spinto da media e istituzionali»

17 Mar 2016
Interviste ESG Market Commenta Invia ad un amico
In Italia manca la volontà di creare un sapere diffuso sull’importanza delle ricadute etiche e sociali dei propri investimenti, «le reti hanno poco interesse nel mondo Sri e, allo stesso tempo, non esiste neanche una conoscenza approfondita da parte del cliente finale»

Intervista_sriItalia Paese “poco sostenibile”. Almeno se confrontato con le esperienze Sri già consolidate in Paesi come Austria e Germania. È la constatazione di Donato Giannico, Country Head Italy di Raiffeisen Capital Management, a poco più di un anno dalla nascita del team dedicato agli investimenti sostenibili presso la sede austriaca della società.  «Non mi aspetto grandi corse agli investimenti sostenibili, come fanno inglesi o tedeschi per intenderci – afferma Giannico . Però, il fatto che da niente si sia generato un movimento è già positivo. Forse a livello europeo non siamo tra gli ultimi ma di sicuro non siamo sul podio». La mancanza di sostenibilità negli investimenti è imputata a più fattori, non solo alla novità del tipo di finanziamento, ma anche alla mancanza di volontà per la creazione di un sapere diffuso, che educhi sull’importanza di valutare le ricadute etiche, sociali e non solo economiche, delle scelte di investimento.

Come sta avvenendo l’«evoluzione Sri» nel contesto italiano?

Da quanto abbiamo potuto rilevare come Raiffeisen CM, al pari di tutti i “movimenti” nel mondo dell’asset management l’impulso iniziale è arrivato dai clienti istituzionali. Principalmente dai fondi pensione. Al momento non abbiamo mandati Sri ma i nostri interlocutori ci hanno chiesto, in più occasioni, gli statement sul nostro essere o meno Esg. Questo da parte di tutti i fondi pensione, sia negoziali che casse privatizzate, sia sotto il profilo di fondi sia di mandato. Quando poi parte un trend dall’istituzionale, prima o poi si propaga alla parte distributiva. Come è noto, però, nel time-lag tra istituzionale e retail possono passare mesi ma anche anni.

Parla del cliente finale o della parte distributiva?

È un tema a cascata. A mio parere le reti hanno poco interesse nel mondo Sri e, allo stesso tempo, non esiste neanche una conoscenza approfondita da parte del cliente finale.

E questo da cosa dipende?

Dalla mancanza di volontà nel divulgarlo, nel farlo conoscere. Se non si diffondono  informazioni in merito a un tipo di investimento il cliente finale non può apprezzare o valutare. Purtroppo nel mondo della distribuzione il cliente finale non è sempre a conoscenza di tutti i meccanismi che ci sono a monte e, soprattutto nel nostro Paese, le scelte sono molto legate alla parte relazionale, tra i clienti finali, le reti e i gestori di patrimoni. È normale che, con questo atteggiamento, si riducano gli spazi di azione, anche a discapito, in alcuni casi, della trasparenza.

A fronte di questi limiti, allora, chi può garantire la conoscenza dell’Sri nel nostro Paese?

Io vedo due strade per garantire conoscenza dello strumento: i media e gli istituzionali. Gli organi di informazione, prima o poi, “bucano” la consapevolezza di chi legge o ascolta. Così come il movimento degli istituzionali, nel tempo, “buca” la parte distributore. Da un lato è necessario abituare il risparmiatore a un’educazione più civica rispetto al risparmio. Non è sempre facile identificare ciò che è sostenibile o meno. Quindi secondo me si deve ancora propagare la cultura e deve essere standardizzata. L’Sri del Vaticano, ad esempio, non è lo stesso Sri che fanno a Zurigo.

Intende un’armonizzazione a livello internazionale.

Su questo siamo già sulla buona strada. Fino a dieci anni fa banche e Sgr che operavano nello Sri avevano un proprio comitato scientifico che decideva cosa andava escluso. Negli ultimi anni, specialmente grazie all’azione della Germania, è iniziata una standardizzazione. Gli standard Esg, le linee guida Un-Pri iniziano a essere sintomo di divulgazione a livello pubblico. Da qui a dire quanti anni ci metteranno per propagarsi non lo sappiamo. Ma molte realtà e molte aziende devono iniziare a fare i conti con questo movimento. Lo stesso vale per il mondo bancario, che deve essere perseguibile sotto il profilo Sri. I soldi sono sempre dei risparmiatori, quindi tra i criteri Esg ci sono esclusioni di banche note che hanno un passato “movimentato”.

Veniamo a Raiffeisen. Come si compone l’offerta per il mercato italiano?

A Vienna abbiamo un team dedicato agli investimenti sostenibili. Si tratta di una squadra solida guidata da Wolfgang Pinner, esperto di Sri, che opera in questo settore da oltre 20 anni e con noi dal novembre del 2013. Fino ad allora avevamo un fondo azionario etico, retail, che non spingevamo molto sulla gamma dei fondi registrati a livello italiano: Il Raiffeisen azionario sostenibile. Questo, dallo scorso anno, è passato sotto la gestione del team di Pinner. Da quando si è insediata la nuova squadra abbiamo iniziato, però, a rivisitare la gamma con fondi nuovi o, meglio, abbiamo trasformato due dei nostri fondi già collocati sul mercato italiano in fondi Sri. Questo perché lo Sri in Germania e Austria inizia a essere molto valutato e con la costituzione del nuovo team si sono create le premesse perché il “movimento” potesse prendere sostanza anche negli altri Paesi in cui siamo presenti. I due fondi che sono diventati Sri nel 2014 sono il Raiffeisen bilanciato sostenibile, dedicato alla clientela retail; e il Raiffeisen Sostenibile Breve Termine, che era solo rivolto alla clientela istituzionale ma adesso ha anche la classe retail. A queste proposte si aggiunge il green bond, un fondo tematico solo istituzionale. È un obbligazionario di livello globale ed è la nostra novità nello scenario degli investimenti sostenibili.

Avete già adottato una governance di sostenibilità?

Come società abbiamo guideline ben precise. Abbiamo sottoscritto i principi Un-Pri e il team dedicato alla sostenibilità dirama, a cadenza mensile, una lista di settori e titoli che, per principio, non possono essere immessi in tutti i portafogli che gestiamo a meno che il cliente non ci chieda espressamente l’utilizzo. Al momento, inoltre, stiamo sviluppando il tema della Csr governance, non solo come logica evoluzione della società nel settore della sostenibilità, ma anche come risposta ai clienti istituzionali che iniziano ad avanzare richieste in tal senso.

 

Raffaela Ulgheri

@raffaelaulgheri

Raiffeisen Azionario Sostenibile

Raiffeisen Sostenibile Breve Termine

Raiffeisen Bilanciato Sostenibile

Raiffeisen-Nachhaltigkeit-Solide

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