Anteprima in Italia del report dello studio legale Cms

E se tassassimo l’impatto ambientale?

4 Nov 2020
Notizie SRI Finance Commenta Invia ad un amico
Il report offre una panoramica delle misure fiscali adottate dai Paesi europei per far fronte al cambiamento climatico e ne analizza l'efficacia. Infine, suggerisce di calcolare le tasse in base all’impatto ambientale, ipotizzando un modello di aliquota

I sistemi fiscali dei Paesi europei possono essere utilizzati in a difesa dell’ambiente e come leva per affrontare il cambiamento climatico? A questa domanda cerca di rispondere il report “Can Taxes Save The Planet?” dello studio legale globale Cms, che ha riunito esperti legali da tutto il mondo per condividere la loro visione sul ruolo della finanza nell’affrontare il cambiamento climatico. Il documento è composto da una serie di articoli che esaminano il sistema di incentivi e riforme fiscali in atto in diversi Paesi europei e presentano il concetto di “Taxing the Environmental Footprint”. Gli articoli sono stati originariamente pubblicati in inglese da gennaio a luglio 2020 da Bloomberg Tax. ETicaNews è stata scelta per l’anteprima in Italia.

Il report, che è composto da quattro articoli, parte dalla premessa che le tasse potrebbero essere uno strumento efficiente per prevenire, o almeno rallentare, i disastrosi risultati causati dal costante aumento delle emissioni di Co2. Premessa scritta dopo che Cms ha svolto ricerche approfondite su quali opzioni sono disponibili a livello fiscale, sia all’interno delle organizzazioni sia per i governi, al fine di sostenere la spinta globale per proteggere il pianeta. È emerso che la miriade di misure introdotte negli ultimi decenni da diversi Paesi hanno creato una giungla di incentivi e oneri punitivi di difficile navigazione, e il cui impatto effettivo è difficile da valutare, soprattutto se considerato su base globale. Ma il report offre anche un’alternativa più radicale: calcolare le tasse in base all’impatto sull’ambiente.

tasse e incentivi contro il climate change

Il primo articolo fornisce una panoramica delle attuali riforme fiscali e degli incentivi introdotti dai governi di tutto il mondo per sostenere gli sforzi per ridurre la crisi climatica. Per quanto riguarda l’Italia, è stato portato l’esempio della cosiddetta Plastic Tax (emanata dalla direttiva Ue 2019/904), mirata a ridurre la produzione e il consumo di plastica, che era destinata a entrare in vigore da luglio 2020, ma è stata rimandata a gennaio 2021 a causa della pandemia Covid-19. Per quanto riguarda gli incentivi, invece, per l’Italia sono stati citati l’“Ecobonus” per le proprietà; gli incentivi per imprenditori e aziende; e il “green-bonus” per i privati cittadini. La conclusione a cui arriva l’analisi è che c’è ancora molto da fare per realizzare quanto stabilito dagli Accordi di Parigi e che l’attuale quadro di tasse e incentivi alla sostenibilità potrebbero non essere sufficienti a motivare i contribuenti a intraprendere azioni decisive mirate alla protezione dell’ambiente.

Nel secondo articolo si esamina se l’imposta sul valore aggiunto possa e debba essere utilizzata come strumento di politica pubblica nell’Ue nella lotta per la conservazione dell’ambiente. Secondo l’attuale legislazione dell’Ue, infatti, sono poche le iniziative nazionali con un obiettivo ambientale che possono essere intraprese in relazione al consumo da parte dei consumatori finali. Tuttavia, le ricerche in questo campo sono concordi nel decretare che l’Iva da sola, salvo poche eccezioni, non è efficiente né per influenzare i comportamenti legati ai consumi né per combattere il cambiamento climatico. I sussidi fissi, gli sconti sui prodotti a efficienza energetica e le tasse energetiche mirate sono considerati un’alternativa migliore perché possono essere assegnati in modo più efficiente.

Il terzo articolo si concentra su come i governi stanno fornendo misure fiscali e incentivi per promuovere l’energia rinnovabile e fornisce un buon quadro per gli investimenti in quest’area. Sono inclusi nell’analisi anche gli incentivi fiscali per gli investimenti e le misure fiscali per incoraggiare un comportamento dei consumatori rispettoso dell’ambiente. La panoramica sulle misure prese presta particolare attenzione ai casi di Germania e Spagna.

Tasse basate sull’impatto ambientale

L’articolo finale considera il ruolo della tassazione nell’incoraggiare i comportamenti “green” e suggerisce un modo per riprogettare il sistema fiscale in modo da riflettere l’impatto ambientale di aziende e cittadini. Si tratta di un “esercizio di fantasia” che delinea un sistema fiscale in cui le imposte sul reddito sono una funzione della combinazione tra reddito e impronta ambientale, e i prodotti sono soggetti a imposte indirette in base a quanto sono ecocompatibili. L’autore è Stefano Giuliano, partner di Cms in Italia, specializzato nelle tematiche di riforme e incentivi fiscali in materia di cambiamenti climatici. Il suo contributo analizza come la pandemia di Covid-19 potrebbe dare nuovo impulso a nuove e più radicali misure fiscali ambientali. «È ragionevole aspettarsi un ripensamento dei sistemi fiscali causato dalla necessità di recuperare i fondi impiegati per la ripresa – spiega -. In tale processo sarebbe auspicabile andare verso un sistema in cui le aliquote dell’imposta sul reddito siano adeguate in base all’impatto ambientale. Tale sistema, tuttavia, può essere vincente solo se globalmente condiviso e accettato».

Secondo il professionista, vi è una forte possibilità che ci sia un cambiamento nella politica fiscale ambientale post-Covid e che saranno sempre più i Paesi che riscriveranno gli attuali sistemi fiscali per finanziare le misure straordinarie messe in atto per favorire la ripresa. In questo caso, per rendere l’ambiente centrale nei sistemi fiscali, una possibile soluzione potrebbe essere quella di rendere l’impatto ambientale dei contribuenti e delle aziende uno dei fattori chiave per il calcolo delle imposte sui redditi e delle imposte indirette. Giuliano suggerisce che «un sistema in cui le aliquote dell’imposta sul reddito vengano adeguate in base all’impatto ambientale di un’azienda potrebbe essere ragionevole ed efficace. L’aliquota effettiva che si applicherebbe all’azienda sarebbe il risultato dell’aliquota fiscale standard moltiplicata per un indice che è una funzione di quanto l’azienda sia rispettosa del clima. Più l’azienda è rispettosa del clima, più bassa è l’aliquota, e viceversa».

Inoltre, l’autore specifica che «il calcolo delle imposte sul reddito d’impresa basato sulle valutazioni d’impatto ambientale potrebbe essere più facile da accettare di quanto pensiamo se lo si mette nella giusta prospettiva. Le imposte sul reddito dovrebbero essere ripensate come una combinazione di profitto da un lato e di impatto sull’ambiente dall’altro, piuttosto che esclusivamente in funzione del profitto». Voci di costo come il risanamento dell’ambiente o la cura delle malattie che derivano dall’inquinamento cresceranno in modo esponenziale nel bilancio di qualsiasi Paese, pertanto, ragiona Giuliano, non possono essere ignorate nell’identificazione dei fattori che determinano il contributo di ogni soggetto. La sfida principale sarà piuttosto quella di raggiungere un consenso globale sul sistema di valutazione dell’impronta ambientale di ogni azienda.

La stessa logica potrebbe essere applicata anche alle imposte indirette, che hanno un impatto più immediato sui consumatori, applicando aliquote diverse a prodotti altamente inquinanti e prodotti poco inquinanti. In questo caso, l’Iva sarebbe poco efficace perché l’impatto delle diverse aliquote verrebbe probabilmente diluito lungo la catena, diminuendo di conseguenza la competitività dei prodotti a basso impatto. Lo strumento più efficace viene individuato nelle accise. Giuliano conclude il suo intervento spiegando che «certe questioni non dovrebbero, e forse non possono, essere gestite Paese per Paese. Le questioni ambientali non solo sono un fattore decisivo nel preservare la vita su questo pianeta, ma sono anche indifferenti ai confini geografici, quindi, non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che appartengano a questa categoria». Consapevole di quanto sia difficile raggiungere il consenso quando si tratta di questioni fiscali, si chiede: «Quando parliamo di cambiamento climatico la posta in gioco è la sopravvivenza del nostro pianeta. È abbastanza importante da spingerci ad affrontarlo in modo globale?»

Alessia Albertin

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