Le fondazioni Uk chiedono gestori con ESG Identity

16 Ott 2025
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Nei prossimi cinque anni, gli investimenti Esg assumeranno un’importanza crescente per le organizzazioni benefiche (le charity, corrispondenti delle nostre “fondazioni”), che aggiungeranno ulteriori esclusioni ai propri portafogli. E questo, nonostante i timori circa la capacità dei propri gestori di soddisfare costantemente i loro requisiti etici. È il messaggio di un nuovo studio condotto da Rathbones, gruppo di gestione patrimoniale del Regno Unito.

Il sondaggio è stato condotto su 100 amministratori di enti di beneficenza britannici, direttori finanziari, gestori di investimenti e direttori di investimento con un patrimonio collettivo di 3,7 miliardi di sterline in investimenti azionari. La survey rileva che, nella selezione degli investimenti, più di nove su dieci (92%) ritengono importante che questi abbiano solide credenziali Esg. È emerso che nei prossimi tre anni la metà (50%) dei dirigenti senior delle organizzazioni di beneficenza ritiene che l’Esg diventerà più importante nella selezione degli investimenti, mentre un ulteriore 47% ritiene che diventerà significativamente più importante.

Questa accelerazione, spiega una nota, arriva in un momento in cui si intensifica il dibattito sul futuro dell’Esg, con i detrattori che cercano di sminuirne l’importanza.La ricerca condotta da Rathbones, che ha recentemente lanciato il suo nuovo fondo Rathbones Charity Growth & Income Fund, ha anche mostrato che quasi la metà (47%) dei dirigenti di enti di beneficenza intervistati afferma che il proprio elenco di esclusioni dagli investimenti è aumentato negli ultimi due anni, con il degrado ambientale al primo posto.

Tuttavia, solo il 6% delle organizzazioni benefiche dichiara di essere molto efficace nel selezionare i potenziali investimenti che non soddisfano la propria politica di esclusione. Circa tre quarti (78%) si dichiara abbastanza efficace e il 16% valuta la propria organizzazione benefica solo come “nella media” nella selezione dei potenziali investimenti che non soddisfano la propria politica di esclusione.

«Nonostante il crescente clamore intorno all’abbandono dei criteri Esg – ha commentato Andy Pitt, responsabile delle organizzazioni benefiche presso Rathbones -, la nostra ricerca dimostra che questi sono più importanti che mai per le charitye, e i loro leader desiderano sempre più allineare i portafogli di investimento ai propri valori e obiettivi. Questa crescente enfasi sull’Esg non riguarda solo il soddisfacimento delle aspettative normative o il mantenimento del passo con i colleghi, ma riflette un impegno più profondo a proteggere l’integrità della missione. Le organizzazioni benefiche ci dicono che vogliono partner in grado di fornire soluzioni di investimento personalizzate e basate sui valori che vadano oltre le semplici esclusioni e offrano strategie proattive a sostegno di un impatto sostenibile a lungo termine».

 

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