Scienziati e Ong a Bruxelles: fuori il gas dalla Tassonomia

29 Mar 2021
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In una lettera aperta indirizzata alla Commissione europea, 226 scienziati, esperti e Ong ambientaliste hanno messo nero su bianco i loro timori per la proposta di includere fra le attività di transizione ammesse dalla Tassonomia Ue anche quelle relative allo sfruttamento del gas naturale, chiedendo ai massimi vertici dell’esecutivo di Bruxelles di non dare seguito a una simile ipotesi.

Come trapela da Bruxelles, la Commissione sarebbe pronta a dare piena cittadinanza negli atti delegati della Tassonomia, in corso di preparazione, agli impianti a gas naturale in grado di rispettare alcuni vincoli precisi. Nelle intenzioni della Commissione, potranno essere classificati come investimenti “verdi” quegli impianti a gas di riscaldamento o raffreddamento che possiedano tecnologie tali da contribuire a una riduzione delle emissioni di gas serra pari ad almeno la metà rispetto alle emissioni attualmente prodotte per kWh di energia prodotta. Questi impianti dovranno garantire il funzionamento a regime di queste tecnologie entro il 2025 e non potranno in ogni caso superare emissioni pari a 270 grammi di Co2 equivalente per kWh di energia. Per gli impianti a gas che producono energia e per tutti quelli che non provvedono ad adottare tecnologie per ridurre le emissioni, il limite sotto il quale l’investimento potrà considerarsi compatibile con la Tassonomia resta confermato alla soglia dei 100g di Co2 equivalente per kWh.

La Commissione si prepara quindi a far rientrare dalla finestra, sebbene a condizioni precise, l’energia prodotta da impianti a gas fra le attività economiche ammissibili per i finanziamenti “green”, come richiesto da mesi dalle lobby industriali e dal gruppo di dieci governi europei, con la Polonia in testa, che più ha spinto per una revisione della ri.

Come evidenziato subito dalle principali organizzazioni ecologiste europee, una simile concessione da parte della Commissione farebbe rientrare più della metà degli impianti a gas naturale in Europa nelle caselle della Tassonomia, incentivandone così gli investimenti e compromettendo gravemente l’agenda Ue per la finanza sostenibile.

I firmatari della lettera ricordano come l’inclusione di impianti a gas fossile vada apertamente contro le raccomandazioni, basate su studi e analisi scientifiche, del Technical expert group (il Teg). Le stesse raccomandazioni che dovrebbero costituire il riferimento per la Commissione nella definizione degli atti delegati della Tassonomia e che adesso, prosegue la lettera, rischiano di finire preda degli interessi delle lobby del gas.

Nello specifico, considerare il gas naturale come fonte energetica “verde” significherebbe ignorare l’impatto inquinante del metano, il cui impatto, ricordano gli scienziati, è fino a 84 volte maggiore rispetto alla Co2 in un arco temporale di 20 anni. Questo significa che perdite di gas pari «anche soltanto al 3%» potrebbero «causare un innalzamento delle temperature maggiore rispetto al carbone».

Per questo, in conclusione, i promotori della lettera ribadiscono come «non vi sia più tempo per false soluzioni», chiedendo alla Commissione di fare un passo indietro affinché il gas naturale, anche nella forma della cogenerazione, non trovi posto nella Tassonomia.

 

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