Analisi di ClearBridge, controllata di Legg Mason

L’engagement passa dalla plastica

5 Dic 2018
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Gestione, utilizzo e riciclo delle materie plastiche rientrano tra le attività su cui gli investitori sono in grado di incidere per migliorare le sorti del pianeta. Legg Mason, per mezzo della sua controllata ClearBridge, inquadra il problema dei rifiuti plastici tra i temi per attuare una forte azione di engagement Esg (Environmental, social and governance) con le società in cui detiene partecipazioni.

Del resto, la questione è connotata da un forte impatto ambientale. Infatti, se da un lato la plastica apporta molti vantaggi in termini di costi, durata ed efficienza, a livello globale, il 95% del valore degli imballaggi plastici si perde già dopo il primo utilizzo, con un costo che va dagli 80 ai 120 miliardi di dollari all’anno. La Ellen MacArthur Foundation stima che senza profondi cambiamenti nel modo in cui vengono gestiti i rifiuti plastici, circa il 30% degli imballaggi non verrà mai riutilizzato o riciclato. La soluzione, però, non è tanto da ricercare nella riduzione del numero degli imballaggi plastici, quanto nell’incoraggiare le aziende a concentrarsi sulla riciclabilità e la raccolta.

GIGANTI GLOBALI E GESTIONE SOSTENIBILE

Tra le società che hanno avviato una gestione più sostenibile dei rifiuti plastici ci sono gli esempi forniti da alcuni “giganti del consumo”.  Come CocaCola, che ha deciso di portare la percentuale di imballaggi riciclabili al 100% e, per raggiungere l’obiettivo, ha adottato diverse misure di riduzione dell’impatto dei rifiuti di imballaggio con conseguente aumento del riutilizzo. Altro esempio è quello di Unilever e Amazon. La prima si è impegnata a fare in modo che il 100% del materiale di imballaggio dei suoi prodotti sia completamente riciclabile, riutilizzabile o compostabile entro il 2025 e, a questo obiettivo, ha associato quello di aumentare la percentuale di plastica riciclata contenuta nei propri imballaggi fino al 25% entro il 2025. Amazon, invece, ha ridotto la sua dipendenza dalla plastica dura, dalle fascette di plastica e dagli involucri di plastica per le spedizioni di e-commerce con il suo programma Frustration-Free Packaging. La società  utilizza oggi materiali di imballaggio riciclabili al 100% e stima di aver eliminato 215.000 tonnellate di materiale di imballaggio e 360 milioni di scatole di spedizione nei 10 anni del programma.

Ma anche altre società in portafoglio hanno adottato approcci innovativi per aumentare il ciclo di vita della plastica nei prodotti che sviluppano. Tra queste c’è Nike, che ricicla i rifiuti plastici in tessuti per l’abbigliamento sportivo (dal 2012 ha riutilizzato oltre 5 miliardi di bottiglie d’acqua in plastica per le calzature e l’abbigliamento). Altro esempio è il produttore americano di mobili, Herman Miller, che prevede di utilizzare materiali sostenibili e poi costruire prodotti quasi completamente riciclabili; e Trex , produttore di pavimentazioni composite realizzate con legno riciclato, film plastico e sacchetti di plastica usa e getta, che si colloca tra i maggiori riciclatori di plastica negli Stati Uniti.

Nonostante gli sforzi delle singole società, però, circa otto milioni di tonnellate di plastica sono riversate ogni anno negli oceani del mondo, sommandosi ai 5mila 200 miliardi di pezzi di plastica che, secondo l’istituto no-profit 5 Gyres Institute, galleggiano in chiazze di detriti sulla loro superficie. In uno studio del 2015, il numero di queste particelle negli oceani del mondo è stato stimato tra i 15 e i 51mila miliardi. Attualmente, circa 700 specie marine si nutrono inconsapevolmente di plastica, di queste circa 100 specie di pesci, molte delle quali consumate dall’uomo.

UN IMPEGNO CONCRETO

ClearBridge, sulla scorta di questi dati, ha deciso di promuovere  una gestione responsabile dei rifiuti in plastica attraverso azioni di engagement e voto per delega. Nel 2017, ad esempio, ha utilizzato il proxy vote a favore delle proposte degli azionisti di Mondeléz International e Starbucks per riconoscere l’impatto ambientale degli imballaggi non riciclabili e intensificare gli sforzi per sviluppare alternative sostenibili. E Starbucks ha risposto all’inizio di luglio annunciando l’intenzione di eliminare gradualmente le cannucce di plastica monouso dai suoi oltre 28mila punti vendita aziendali e autorizzati entro il 2020. Ma l’impegno non si è esaurito. La società è infatti al lavoro con le aziende in portafoglio per aumentare la consapevolezza dei rifiuti in plastica e discutere soluzioni efficaci. Tuttavia, un progresso significativo richiederà ampie partnership pubblico-privato. Attraverso la collaborazione globale, infatti, la riduzione dei rifiuti plastici può anche consentire passi avanti verso il raggiungimento di diversi Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs) dall’obiettivo “Good Health and Well-being” (SDG 3), al  “Sustainable Cities and Communities” (SDG 11), dal “Responsible Consumption and Production” (SDG 12), al “Life Below Water” (SDG 14) e “Life on Land” (SDG 15).

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