Analisi Acri: cresce il pessimismo e intacca la spinta Esg

30 Ott 2025
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Peggiora la fiducia sul futuro economico nazionale, europeo e personale. In un clima di questo genere, la considerazione per la sostenibilità scivola rispetto agli anni scorsi. Il messaggio emerge nella venticinquesima indagine di Acri, realizzata in collaborazione con Ipsos, presentata come d’abitudine nella 101ª Giornata Mondiale del Risparmio, e relativa al modo in cui gli italiani gestiscono e vivono il risparmio, alla luce del contesto Paese e della condizione socio-economica personale.

Il clima economico in Italia, si legge in una nota, mostra segni di un generale peggioramento, rispetto al 2024, anno che aveva registrato un cauto ottimismo in continuità con il 2023, all’indomani di un pessimo 2022 (invasione dell’Ucraina, aumento del costo dell’energia e dalle ricadute pesanti sui prezzi).

Il 2025 si caratterizza per un quadro “a due velocità”: resta diffuso il pessimismo sull’andamento dell’economia italiana ed europea, ma si attenua il pessimismo rispetto al futuro del proprio territorio. La fiducia dei consumatori flette rispetto all’autunno 2024, mentre il mercato del lavoro dà segnali favorevoli (disoccupazione in calo), ma non sufficienti a compensare i timori.

Sul piano personale si evidenzia una spaccatura, quasi 4 italiani su 10 ritengono possibile migliorare la propria situazione nei prossimi anni, gli altri non vedono miglioramenti, quando non temono dei peggioramenti. Ne deriva una maggiore prudenza nella gestione economica, con un rafforzamento del risparmio precauzionale, consumi più selettivi e preferenza per la liquidità.

Le prospettive economiche dell’Europa e il suo contributo allo sviluppo economico sembrano affievolirsi. Si riduce la fiducia degli italiani nelle prospettive dell’Ue (il 62% non ha fiducia vs 55 % del 2024) e cala la percezione che si stia andando nella giusta direzione (44% ritiene che si vada nella giusta direzione, rispetto al 58% del 2023, il 42% in quella sbagliata). Al contempo rimane ampiamente maggioritaria l’idea che sarebbe un errore uscire (56% contro il 24% che lo vivrebbe con favore), e rimane alta la percezione dei punti di forza dell’Ue: libero scambio, libertà di movimento, confronto tra i Paesi e difesa della democrazia.

Meno serenità e più pressione a mettere da parte delle risorse, anche a costo di una maggiore fatica, determinano la propensione al risparmio e il saldo familiare.

Cambia il “come” si decide un investimento: meno spazio per investimenti con ricadute sociali o per l’economia italiana, cresce l’attenzione alla rischiosità, aumenta la propensione al rendimento, mentre rimane stabile l’attenzione al soggetto proponente. Quindi sale l’attenzione al rendimento, senza derogare alla logica di contenimento del rischio, mentre hanno minore rilevanza gli investimenti Esg (14% vs 20% nel 2024).

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