Il Parlamento Ue diventa anti-Esg, vuole tagliare più di Omnibus
La strada di Omnibus viene bloccata in Parlamento europeo. Solo che, invece di raddrizzare la norma in chiave di impegni di sostenibilità per le aziende, i giochi di posizione dei parlamentari hanno finito per aprire una strada verso il baratro. Ieri, nella plenaria successiva alla bocciatura del 23 ottobre, i legislatori del Parlamento europeo hanno concordato di esentare un maggior numero di aziende dalle norme sulla rendicontazione ambientale, riunendo le volontà dei gruppi di centro-destra, destra e estrema destra.
Strasburgo ha concordato di ridurre drasticamente le leggi dell’Ue in materia di rendicontazione sulla sostenibilità e di due diligence, compresa una significativa riduzione del numero di aziende soggette alla direttiva sulla rendicontazione sulla sostenibilità delle imprese (Csrd) e alla direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità delle imprese (Csddd), nonché l’eliminazione dell’obbligo per le aziende di preparare piani di transizione climatica.
Il voto, con 382 eurodeputati a favore e 249 contrari, fa seguito al rifiuto, il mese scorso, da parte dei legislatori di un accordo di compromesso sull’iniziativa Omnibus I della Commissione europea, che avrebbe comportato modifiche meno significative alle norme sulla sostenibilità, portando il Partito Popolare Europeo (Ppe) a rivolgersi invece ai partiti di estrema destra per definire la posizione negoziale ufficiale del Parlamento.
Il risultato è stato che il Ppe ha abbandonare i suoi tradizionali alleati centristi, peraltro creando un precedente per la futura attività legislativa del Parlamento per il resto del mandato.
Il Parlamento avvierà ora i negoziati con il Consiglio dell’UE e la Commissione per definire una posizione comune sul dossier.
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