Abiti Puliti denuncia le scarpe di lusso: «Scarsa trasparenza su diritti umani»

24 Giu 2016
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La campagna Abiti Puliti-Change Your Shoes boccia la trasparenza dei marchi delle calzature di lusso. A cominciare da quelli italiani. Il progetto è una collaborazione tra 15 organizzazioni europee e 3 asiatiche, ed è coordinato in Italia da Fair e dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo.

Il progetto ha comunicato i risultati di una nuova inchiesta su come 23 aziende di calzature molto note in tutta Europa si stiano comportando per affrontare i problemi legati ai diritti umani nella loro catena di fornitura. Ebbene, «nonostante i rischi di violazioni dei diritti umani e dei lavoratori nel settore sono molto alti – si legge in una nota – 11 aziende su 23 non hanno risposto al questionario inviato (tra cui le italiane Ferragamo e Tod’s) e anche quelle che lo hanno fatto non hanno fornito una solida evidenza circa le politiche aziendali attuate per garantire il rispetto dei diritti umani e del lavoro nelle loro catene di fornitura, con particolare riferimento al pagamento di un salario dignitoso. La mancanza di trasparenza si evince anche dal fatto che 14 di queste 23 non producono bilanci di sostenibilità, nonostante i Principi Guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite sollecitino le aziende che svolgono operazioni ad alto rischio di violazioni dei diritti umani a riferire su come affrontino i problemi nella loro catena di fornitura».

Anche le italiane che hano risposto (Geox e Prada) vengono sollecitate a maggiore trasparenza per «garantire un’effettiva e completa attività di due diligence».

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