Come i social hanno cambiato anche la diffamazione

1 Mar 2017
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«Informazione non è più sinonimo di giornalismo: non esiste più più (o soltanto) il binomio informazione-giornalista, dove l’informazione si identificava quasi esclusivamente con la carta stampata e la televisione». Così si legge nella quarta di copertina del volume “La diffamazione tra media nuovi e tradizionali“, pubblicato dalla Munari Cavani Publishing, nuova avventura editoriale creata dallo studio Munari Cavani per allargare i confini culturali tradizionali dell’attività professionale.

Il volume, curato da Alessandro Munari e firmato dalla socia Alessandra Fossati, in collaborazione con Massimo Di Muro (of Counsel), affronta i temi del diritto all’informazione e del diritto a essere informati, all’epoca della grande rivoluzione di Internet. In cui cambiano i protagonisti, gli strumenti, il pubblico. Ma in cui, a quanto pare, è la normativa vigente a dover percorrere diversi cambiamenti.

Il libro dimostra, scrive Munari, che la cosiddetta “anarchia della rete” «è più uno stato mentale o un approccio non corretto al mezzo, che un dato di fatto. Purtuttavia l’imperativo è la necessità, in tempi brevi, di una riforma di legge in materia di diffamazione “al passo” con i nuovi media».

 

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