Consultazione non financial, per il Nibr la direttiva deve essere ampliata

6 Lug 2016
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La Direttiva europea sulla rendicontazione non finanziaria è un importante passo avanti, ma non è “satisfattiva” rispetto all’intera domanda di informazioni di carattere non-finanziario. È la posizione espressa dal Nibr (Network italiano per il business reporting) nella risposta alla Consultazione pubblica lanciata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Il Nibr rappresenta in Italia il Network Globale World Intellectual Capital Initiative (Wici) ed è legato da uno specifico Protocollo d’Intesa  con l’International integrated reporting council (IIRC).

Il Nibr rileva che  «la Direttiva europea sembrerebbe aver effettuato una scelta piuttosto radicale, “etichettando” come informazioni non finanziarie quelle sole relative alla Corporate social responsibility (Csr)». Al contrario, il Nibr sottolinea come le informazioni non-finanziarie rappresentino un vasto arcipelago che riguarda svariati fenomeni aziendali e socio-ambientali. «Tecnicamente – spiega il Nibr –  un’informazione non finanziaria significa semplicemente che non è espressa secondo il metro monetario. La distanza di un chilometro è un’informazione non-finanziaria; i processi di R&S e/o di innovazione (anche non-tecnologica) sono speso misurati in chiave non-finanziaria».

Per questo  il Nibr, nella sua risposta alla Consultazione del Mef, auspica che «gli organi preposti, nella trasposizione della Direttiva nell’ordinamento italiano possano incoraggiare e menzionare – magari nella relazione di accompagnamento – la rilevazione e lo sviluppo di altre categorie di informazioni di carattere non finanziario del pari rilevanti per la crescita delle aziende, specie per le Pmi (anche se non toccate dalla Direttiva), e nella prospettiva della crescita dell’adozione del Reporting Integrato». Per il Nibr si tratta di suggerire l’opportunità di illustrare, per esempio non solo il modello di business, ma anche le componenti su cui si basa tale modello. Oppure di fare un esplicito riferimento alle richieste informative del Patent Box che già prescrive di tracciare gli intangibili.

«In fondo – rileva il Nibr – i maggiori beneficiari della rappresentazione delle informazioni non-finanziarie potrebbero essere le Pmi italiane, i cui assets sono rappresentati in larga misura da risorse intangibili».

Infine, per quanto riguarda proprio l’ambito di applicazione, il Nibr ritiene che «l’ambito dimensionale di applicazione è essenzialmente un problema politico» e che per questo  «il legislatore comunitario ha lasciato la scelta ai singoli Stati membri di esonerare le aziende al di sotto di determinate dimensioni dall’obbligo di fornire informazioni di carattere non finanziario».

In tal senso, il Nibr ritiene che, se si spiegasse questa riforma non quale mero ulteriore adempimento, ma come un tassello verso l’ammodernamento del reporting delle aziende al fine di rendere una migliore e più compiuta rappresentazione della propria ricchezza anche “nascosta” e dei propri impatti virtuosi su società e ambiente, «la trasposizione della Direttiva in questione potrebbe essere inserita in un percorso più ampio, di carattere anche nazionale, che giustificherebbe un’implementazione che esula le regole del gold plating».

 

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