Diversity, aumenta il divario tra grandi e piccole aziende

6 Mar 2019
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Un progresso rallentato dalle small cap. Così Morningstar, in una recente analisi, definisce l’evoluzione della gender diversity all’interno dei board aziendali. Come riportato dalla rassegna sostenibile di questa settimana (Et.Observer/168 – gender diversity “frenata” dalle piccole) nel complesso, i consigli di amministrazione delle aziende dell’indice Russell 3000 sono diventati più diversificati dal 2010. Quasi un quinto delle società analizzate ha ora tre o più donne nei board, e i consigli di amministrazione “all-male” sarebbero in minoranza. Ma a uno sguardo più attento emerge un gap in progressivo allargamento: quello tra le small cap rispetto alle prime 500 società per capitalizzazione.

Le prime, infatti, avrebbero una percentuale di gender diversity nei board equivalente a quella vantata dalle società dell’S&P 500 un decennio fa. E, se si guarda al mercato, la disparità sembra aumentare nel tempo: il divario tra l’S&P 500 e le altre società del Russell 3000 è in crescita.

Le donne, infatti, in media detengono il 23,7% dei posti nei consigli di amministrazione delle 500 maggiori aziende alla fine del 2017, in crescita rispetto al 15,2% del 2009. Nelle 2.500 aziende al di sotto della top 500 le donne in cda sono in media il 13,6%, comunque in crescita dal 9,1% del 2009

A questo si somma il dato che vede le donne detenere più poltrone in diversi cda: il 24% rispetto al 17,9% degli uomini. La spiegazione sarebbe da ricercare in un altro gap. «Le donne – scrive, infatti, Mornigstar – rappresentano solo una piccola parte delle posizioni dirigenziali delle aziende pubbliche e delle posizioni nei consigli di amministrazione esistenti. Di conseguenza, i board delle aziende stanno selezionando dalla stessa, piccola popolazione di donne dirigenti e consiglieri di amministrazione esistenti».

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