ET.Analist/ Dpam: «Bene norme Ue, ma attenzione a rigidità»

20 Mag 2021
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ET.Analist è lo spazio in cui ETicaNews raccoglie i contributi di analisti, asset manager e studiosi che fanno il punto su temi specifici del mondo della finanza sostenibile. Nell’ultimo numero (Finanza Sri, gli ultimi report degli analisti/ 24Ophélie Mortier, Responsible Investment Strategist di Dpam, nel documento “La trasformazione di lungo termine necessaria per un futuro sostenibile” analizza il ruolo degli Esg nel contesto attuale caratterizzato da tassi bassi e da una potenziale ripresa dell’inflazione, e in cui si va già delineando un aumento dei livelli di debito necessari allo sviluppo (già alti per molti Paesi in epoca pre-Covid).

Mortier sottolinea come gli Esg abbiano già dimostrato il proprio «valore aggiunto» nella crisi del 2008-2009 (identificata principalmente come una crisi di corporate governance) e nella più recente emergenza sanitaria a cui si sommano le sfide imposte dal passaggio a un’economia a basse emissioni e le questioni legate alla dimensione sociale. «L’obiettivo dell’Ue di posizionarsi come leader e dettare il passo per quanto riguarda gli investimenti sostenibili è chiara», scrive Dpam, per cui Sfdr e Tassonomia giocheranno un ruolo fondamentale in quanto focalizzate su problematiche quali la mancanza di standard e definizioni comuni.

Tuttavia, «l’Europa deve evitare gli effetti indesiderati di una regolamentazione troppo rigida e inflessibile», e il gestore identifica alcune debolezze dell’implementazione di primo livello di Sfdr. In primo luogo indica come la complessità dei testi abbia portato le autorità di vigilanza dei mercati finanziari ad adottare «un approccio non standardizzato e unico». Diversi approcci e atteggiamenti «sono un ostacolo significativo e inibiscono la creazione dell’atteso stato di “parità di condizioni” dell’Ue attraverso i requisiti Sfdr». Inoltre, la “parità di condizioni” è stata anche interrotta da singoli regolamenti nazionali spuntati in tutti gli stati membri dell’Ue. Dpam lamenta il fatto che alcuni stati membri «stiano considerando la propria tassonomia e regolamentazione».

Infine si pone la sfida legata alla mancanza di dati da parte delle aziende. La società ricorda come questo problema sarà corretto sul fronte europeo dalla direttiva sulle relazioni non finanziarie, tuttavia «il campo di applicazione rimane limitato all’Ue restringendo di fatto al territorio europeo l’asset class degli investimenti sostenibili. Quando attori responsabili, come Dpam, hanno combattuto per anni per rendere l’investimento sostenibile un fenomeno mainstream invece che di nicchia».

La società insiste su come Sfdr e Tassonomia mirino a ridurre il greenwashing, tuttavia, entrambe sono fortemente dipendenti dai dati quantitativi. «Questo costituisce una sfida per attori come Dpam, che basano la loro esperienza sostenibile su un approccio attivo e orientato alla ricerca guidato da rigorose e approfondite analisi qualitative». Torna quindi il timore che gli sforzi dell’Ue si limitino «a un ingannevole “esercizio di spunta della casella”».

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