Et.Analist/ Jupiter: «Ecolabel Ue, differenze tra fondi azionari e obbligazionari»

10 Mar 2020
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ET.analist è lo spazio in cui ETicaNews raccoglie i contributi di analisti, asset manager e studiosi che fanno il punto su temi specifici del mondo della finanza sostenibile. Nell’ultimo numero (Finanza Sri, ultimi report degli analisti/ 14) Rhys Petheram, co-gestore del fondo Jupiter Global Ecology Diversified di Jupiter AM, nel documento “Ecolabel UE: incentivi poco trasparenti per gli investitori “green” porta l’attenzione sulla bozza di Ecolabel Ue per il settore dei fondi, sottolineando come si presentino «notevoli differenze nei criteri di qualificazione dei fondi azionari e di quelli obbligazionari».

L’Unione europea, infatti, avrebbe “ammorbidito” i criteri per l’equity, mentre resta un’attenzione “limitata” verso i fondi obbligazionari e questo potrebbe generare «alcune distorsioni dannose quando si tratta dell’allocazione del capitale che potrebbero col tempo minare gli obiettivi del progetto». Il Technical Expert Group (Teg) ha proposto che i fondi obbligazionari siano tenuti a investire almeno il 70% delle attività in obbligazioni “etichettate” come green per potersi qualificare per un Ecolabel. Il timore è che questo limite possa «escludere investimenti vitali nel più ampio pool di obbligazioni emesse da aziende che per la natura dei loro prodotti e servizi hanno unicamente progetti verdi». Gli standard proposti per i fondi azionari, invece, si qualificano come «più appropriati per le attuali modalità di investimento e aspettative per il futuro». Per questi fondi il 60% del patrimonio gestito prevede ricavi da attività verdi, di cui il 20% con una soglia minima del 50% dei ricavi e il restante 40% con ricavi verdi tra il 20% e il 49 per cento. « Per superare questi problemi, riteniamo che l’allineamento dei requisiti per i fondi obbligazionari e azionari sarebbe un passo positivo, concentrandosi sull’attività a livello aziendale».

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