Etf Esg, la corsa rallenta a livelli “maturi”
Dopo anni di forte espansione, il mercato degli Etf Esg è entrato in una fase di maturità. Secondo l’analisi di justETF gli asset gestiti dai fondi dopo aver raggiunto i 350 miliardi a inizio 2025, con una crescita del 300% da metà 2020, negli ultimi 8 mesi hanno registrato invece una arretramento con il patrimonio complessivo sceso di sette punti percentuali.
L’offerta di Etf azionari Esg in Italia conta oggi più di 700 prodotti, con oltre la metà lanciati dopo il 2020, ma il ritmo delle nuove emissioni è rallentato dopo il picco del 2022 e diversi strumenti sono stati chiusi o accorpati.
Per quanto riguarda il comportamento degli investitori, le cause sono da ricercarsi nell’intreccio tra fattori politici e regolamentari. Negli Stati Uniti lo scenario è dominato dall’offensiva anti-esg del partito repubblicano sia a livello federale sia statale. Mentre in Europa la corsa al riarmo da parte dei governi nazionali ha riaperto la porta all’inclusione dei titoli della difesa nei portafogli sostenibili. Al quadro geopolitico si sommano i criteri più severi su trasparenza e denominazioni per contrastare il greenwashing imposti dalle autorità di vigilanza in Usa, Regno Unito ed Europa. Molti risparmiatori hanno così scoperto che l’etichetta Esg non equivale necessariamente a “verde”, dato che circa la metà dei fondi Esg europei investe ancora in società petrolifere o della difesa, anche se in maniera residuale.
«Il rallentamento non segna la fine dell’Esg, ma rappresenta il passaggio verso un mercato più maturo e selettivo – ha dichiarato Lorenzo Demaria, Country manager Italia di justETF. – Investire in sostenibilità oggi significa guardare oltre le etichette, valutando esclusioni, pesi settoriali, benchmark e costi. Chi lo fa con consapevolezza evita sorprese e trasforma l’Esg da slogan a strategia concreta».
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