Eurispes, così si può valorizzare il capitale umano

4 Feb 2019
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Il Rapporto Italia 2019 di Eurispes disegna, come di consueto, un quadro del Paese che combina gli elementi contingenti con quelli strutturali. Da quest’ultimo punto di vista, emerge l’interpretazione lucida del presidente Gian Maria Fara: «Si sta affermando nella società italiana una nuova patologia, la “qualipatia”, intesa nella accezione negativa, ovvero l’avversione ed il rifiuto per tutto ciò che richiama la qualità. Una patologia che archivia l’essere e santifica l’apparire, che esalta il contenitore a discapito del contenuto, che premia l’appartenenza e mortifica la competenza».

Tra i messaggi contingenti, di interesse specifico per la Csr quello relativo alla situazione dei dipendenti. Ne possono emergere indicazioni molto utili per una valorizzazione del capitale umano aziendale.

«I disagi più sentiti dai lavoratori italiani – si legge nella sintesi del rapporto – sono la mancanza di tempo da dedicare a se stessi (48,5%), i carichi troppo pesanti di lavoro (47,7%), gli spostamenti casa-lavoro (44,4%) e le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (41,8%). Il 38,6% lamenta l’assenza di stimoli professionali, mentre sono circa il 32% coloro i quali dichiarano di avere rapporti conflittuali con i colleghi ed il 30% con i superiori. Il 28,5% ritiene che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 27% è preoccupato dalla precarietà del contratto e dall’insicurezza del posto di lavoro; circa uno su cinque (21,1%) deve fare i conti con l’irregolarità nei pagamenti. Ritardi o mancate retribuzioni sono proprio la motivazione più frequente che ha costretto a cambiare lavoro: lo ha affermato il 14,4% dei lavoratori, a cui si aggiunge un ulteriore 14,5% che ha pensato di farlo. Ad abbandonare il posto di lavoro a causa del mobbing è stato il 7,1% dei rispondenti, a cui va aggiunto il 16,5% che ci ha pensato, ma non lo ha fatto, per un totale del 23,6%. L’assenza di un contratto è stata la spinta a lasciare il lavoro nel 12,7% dei casi. Il 40,6% dei lavoratori ha pensato di mettersi in proprio avviando un’attività autonoma: fra questi il 15% lo ha fatto con successo, il 9,7% ha avviato un’attività in proprio, ma non ha avuto successo e il 15,9% vorrebbe farlo, ma non ne ha la possibilità».

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