Il tessile di Prato è sempre più firmato Detox (Greenpeace)

6 Giu 2016
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Cresce il numero di aziende che si impegnano a produrre secondo lo standard Detox di Greenpeace, il più elevato per la gestione delle sostanze chimiche nelle filiere tessili. Lo ha comunicato l’associazione ambientalista, citando le aziende: Beste (tintoria e finissaggio tessuti), Ongetta (filatura), Dienpi (produttore di etichette), Maglificio Ripa (tessitura), Monticolor (filatura), Imbotex (produttore di imbottiture), Alesilk (tessitura), Italtextil Sarata (filatura) che produce in Romania, Filmar (filatura) e la consociata Filmar Nile (filatura/nobilitazione) che produce in Egitto, si aggiungono alle 27 aziende del distretto tessile di Prato e ai 39 marchi internazionali che si sono impegnati per una produzione priva di sostanze tossiche.

Queste aziende, come richiesto dalla campagna Detox, si legge nella nota, «hanno già rinunciato all’utilizzo di numerosi gruppi di sostanze chimiche pericolose per l’ambiente e per la salute e hanno definito precise scadenze per l’eliminazione di altri gruppi di sostanze tossiche».

Greenpeace ha dato spazio anche alle critiche ricevute nelle scorse settimane, riportando che «due organizzazioni internazionali che raggruppano i principali produttori di sostanze chimiche utilizzate nel settore tessile, Etad (Ecological and Toxicological Association of Dyes and Organic Pigments) e Tegewa (Textilhilfsmittel Gerbstoffe and Waschrohstoffe), avevano definito la sfida “scarichi zero” delle sostanze tossiche, prevista dal protocollo Detox di Greenpeace, come difficilmente raggiungibile in base alle tecnologie attualmente disponibili. Queste organizzazioni hanno inoltre dichiarato che i marchi, sottoscrivendo Detox, sarebbero incapaci di mantenere gli impegni presi».

Greenpeace ha risposto ritenendo, invece, «che questa sfida si può, e si deve, vincere: le soluzioni tecniche esistono e alcune aziende hanno già cominciato ad applicarle». «Gli standard dettati dalla campagna Detox di Greenpeace sono ormai la norma del settore», ha aggiunto Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace.

 

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