Global risk report (Wef): «Aprire gli occhi sui rischi a lungo termine»

20 Gen 2021
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I rischi ambientali si confermano la prima fonte di preoccupazione in termini di impatto e probabilità. Le fratture sociali, l’incertezza e l’ansia renderanno più difficile garantire il coordinamento necessario per affrontare il progressivo degrado del pianeta. Lo afferma il Global Risk Report 2021 del Wef appena pubblicato rilevando come il mondo debba «aprire gli occhi di fronte ai rischi a lungo termine».

I cambiamenti climatici, a cui nessuno è immune, continuano a rappresentare un rischio catastrofico, afferma lo studio. Sebbene i lockdown attuati in tutto il mondo abbiano determinato un calo delle emissioni globali nella prima metà del 2020, l’esperienza della crisi finanziaria del 2008-2009 ci insegna che potrebbe verificarsi un “effetto di rimbalzo” sulle emissioni. La transizione verso economie più rispettose dell’ambiente non può essere rimandata a quando si attenueranno gli effetti della pandemia. Come evidenziano i risultati della Global Risks Perception Survey, il «fallimento delle azioni di mitigazione del cambiamento climatico» rappresenta il rischio di maggiore impatto e il secondo con più probabilità di materializzarsi nel lungo periodo.

 

«Nel 2020 il mondo ha sperimentato le conseguenze catastrofiche derivanti dall’aver ignorato i rischi a lungo termine, come le pandemie, ora diventati un rischio immediato», afferma il Report sottolineando come le pressioni a livello finanziario, digitale e reputazionale derivanti dal Covid-19 minacciano di lasciare indietro molte aziende e la loro forza lavoro nei mercati del futuro. Mentre queste potenziali disparità potrebbero causare una frammentazione del tessuto sociale nei singoli stati, un contesto geopolitico sempre più fragile e teso ostacolerà inevitabilmente la ripresa globale se le medie potenze non riuscissero a sedersi al tavolo globale.

Man mano che le economie si riprendono dallo shock causato dal COVID-19, le aziende si trovano ad affrontare una fase di “shakeout”, ovvero di calo persistente del numero di imprese. La crisi ha dato un nuovo slancio alle tendenze già esistenti: programmi maggiormente orientati a una dimensione nazionale per arginare le perdite economiche, trasformazione tecnologica e cambiamenti nella struttura sociale, tra cui i comportamenti dei consumatori, la natura del lavoro e il ruolo della tecnologia sia al lavoro che a casa. I rischi d’impresa derivanti da queste tendenze sono stati amplificati dalla crisi e comprendono la stagnazione delle economie avanzate e la perdita di potenziale dei mercati emergenti e in via di sviluppo, il crollo delle piccole imprese, l’aumento del divario tra grandi e piccole aziende, un minore dinamismo del mercato e l’acuirsi delle diseguaglianze: tutto ciò rende più difficile il conseguimento di uno sviluppo sostenibile sul lungo termine

Il report contiene anche delle riflessioni sulle risposte all’emergenza Covid-19, da cui poter trarre insegnamenti volti a rafforzare la resilienza globale. Questi insegnamenti includono la necessità di elaborare dei quadri analitici, promuovere i “risk champion”; stabilire un clima di fiducia attraverso comunicazioni chiare e coerenti, nonché creare nuove forme di partnership. La descrizione dei principali rischi è accompagnata da raccomandazioni intese ad aiutare i Paesi, le aziende e la comunità internazionale ad agire, piuttosto che a reagire, di fronte a rischi trasversali. Il report si chiude con una panoramica dei cosiddetti “rischi di frontiera”, ovvero nove eventi ad alto impatto e bassa probabilità ricavati da esercizi di previsione degli esperti, tra cui tempeste geomagnetiche, guerre accidentali e sfruttamento delle interfacce neurali.

 

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