La metà dei siti World Heritage minacciati dal business

11 Apr 2016
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Circa la metà dei siti naturali appartenenti al Patrimonio Mondiale (World Heritage) sono minacciati da attività industriali di varia natura tra cui esplorazioni di petrolio e gas, attività minerarie e taglio illegale di legname. Lo denuncia un nuovo report del Wwf, lanciato la scorsa settimana a livello mondiale. Il danno, precisa la nota, «è ancora maggiore se si considera che queste aree forniscono servizi  ‘naturali’ e sostentamento a molte popolazioni».

Dalle barriere coralline del Belize alla foresta pluviale di Sumatra, dal Coto Donana alla Riserva di Selous in Tanzania, dal Lago Turkana in Kenya alla Foresta Dong Phayayen_Khao Yai in Tailandia. Nel lungo elenco dei siti minacciati sono inseriti anche il Delta del Po, la Laguna di Venezia e le isole Eolie.

Il  report è stato prodotto per il Wwf dal Dalberg Global Development Advisors, in relazione ai siti inseriti nella lista Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

Secondo lo studio, in 114 siti naturali o di natura mista (che comprendono anche il patrimonio culturale) su 229 si prevedono concessioni petrolifere o di estrazione di gas, concessioni minerarie  o comunque sono minacciati da almeno un’altra attività industriale potenzialmente dannosa. 12 di queste aree si trovano nei Paesi dell’Unione Europea e si tratta di aree protette dalle Direttive europee. Tra questi, i citati siti italiani, e la foresta Laurisilva di Maderia (Portogallo), il Delta del Danubio, i Laghi Plitvice (Croazia), il Wadden Sea, la Foresta primigenia di faggi sui Carpazi, il Delta Coto Donana in Spagna.

 

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