un'analisi bnpp ip spiega le ragioni di investire verde

Green Bond, uno strumento a impatto

22 Nov 2016
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bnp-logo_ok_newsletter«Il settore finanziario ha un ruolo cruciale nel mobilitare gli investimenti necessari a sostenere la transizione energetica». Sono parole di Felipe Gordillo, Senior ESG/SRI Analyst, BNP Paribas Investment Partners France, in un recente studio sul tema  “Green Bond: a key financing tool for a world under 2°C”.

In una approfondita analisi (scarica il report) sulle obbligazioni verdi, l’analista parte riportando le stime di quanto potrà costare la transizione verso un’economia meno impattante sul clima: «La International Energy Agency – scrive – stima che da qui al 2050 saranno necessari 44mila miliardi di dollari di investimenti, o 1.300 miliardi l’anno, per lanciare la transizione energetica verso un nuovo sistema economico. Per avere un termine di paragone, secondo i dati della European Fund and Asset Management Association (Efama), nel 2014 l’industria europea del risparmio ha gestito 20mila miliardi di dollari, mentre gli asset gestiti worldwide sono 55mila miliardi di dollari».

L’impegno finanziario del cambiamento energetico, dunque, richiederà cifre confrontabili con quelle dell’intero risparmio globale.

Di fronte a uno scenario di tali dimensioni, i green bond rappresentano uno strumento con notevoli potenzialità di impatto, nonché di guadagno. «Bnpp IP – scrive Gordillo – ritiene che questi strumenti soddisfino gli interessi dei nostri clienti. Per questo, il nostro obiettivo è quello di accrescere in modo significativo l’ammontare investito in green bond come parte della nostra strategia di contrasto al climate change».

PERCHÉ I GREEN BOND SONO FONDAMENTALI

Gordillo affronta la questione della definizione di green bond, per la quale, scrive «cominciano a essere individuati standard piuttosto delineati sull’uso della raccolta fondi, il processo di selezione e valutazione dei progetti in cui impiegare i fondi; la gestione dei capitali; il reporting». Quindi, l’analista passa a un’analisi della valenza dello strumento.

Intanto, spiega, va ricordato che i green bond rappresentano meno dello 0,19% del totale delle emissioni obbligazionarie mondiali. «Perciò, è legittimo chiedersi perché uno strumento che oggi rappresenta una minima proporzione del mercato abbia un così alto potenziale per la transizione energetica».

Ebbene, la prima risposta, riprende l’analista, è che «oggi, la maggioranza delle opere infrastrutturali è finanziata a debito. Secondo McKinsey, la media del rapporto tra debito ed equity per infrattuture non green è 70 a 30; per le opere green si prevede sarà 75 a 25».

La seconda ragione è che il mercato obbligazionario «ha la capacità di fornire long term capital a costi non elevati. I green bond, per esempio, rendono possibile raccogliere fondi direttamente dal mercato, senza dover usare le strutture di finanziamento organizzate dalle banche, che possono essere molto costose. Secondo l’Oecd, il ridotto costo del capitale per i progetti di energia rinnovabile può avere un impatto materiale sui costi di produzione di questo genere di energia, in quanto gli oneri finanziari pesano tra il 50 e il 70% dei costi di produzione».

La terza spiegazione dell’importanza dei green bond, aggiunge Gordillo, «è che i prodotti di debito possono essere facilmente adattati ai bisogni degli investitori istituzionali. Infatti, i bond rappresentano la asset class preferita dei fondi pensione e delle compagnie di assicurazione dei Paesi Oecd, con quote di investimento rispettivamente del 53 e 64% del portafoglio nel 2013».

GLI OSTACOLI AL LORO SVILUPPO

L’analisi di Bnpp IP affronta anche i problemi che questa asset class deve risolvere per un pieno riconoscimento delle proprie potenzialità. Dal lato dell’offerta, Gordillo cita «il numero insufficiente di progetti low-carbon relativamente agli obiettivi climatici, la relativa piccola dimensione dei progetti e la mancanza di un meccanismo di aggregazione». Sul fronte della domanda, ci sono due tipi di vincoli: «Il primo è la percezione che i progetti low-carbon siano ad alto rischio, specialmente quelli in Paesi emergenti; il secondo è la limitata capacità, presso certi investitori, di analizzare le caratteristiche a lungo termine delle emissioni green».

«IL NOSTRO DOVERE FIDUCIARIO»

«Siamo consapevoli – sottolinea Gordillo – dell’importanza dei green bond come facilitatori di una nuova asset allocation capace di allinearsi a rischi e opportunità del climate change. Bnpp IP si muove in questa direzione come parte della sua ‘2#C strategy’».

L’analista mette in evidenza come «la dimensione degli investimenti in bond del gruppo rappresenta un driver significativo. I 217 miliardi di euro che abbiamo investito sui mercati globali del reddito fisso ci permettono di assicurare un supporto al settore  e di dare ai nostri clienti un accesso a una diversificata esposizione sui green bond, con una copertura di corporate bond, project bond, local and regional authority bonds, oltre che di asset-backed securities, covered bond e sub-sovereign, supranational e quasi-government bond».

Inoltre, «siamo impegnati nel migliorare le pratiche del settore. Nel dicembre 2015, Bnpp IP ha supportato il “Paris Green Bonds Statement”,  un appello a investitori istituzionali rappresentanti oltre 11.200 miliardi di dollari di asset in gestione, finalizzato a incoraggiare gli emittenti a lavorare assieme per una miglior armonizzazione degli standard».

Infine, conclude Gordillo, «Bnpp IP partecipa, attraverso la Commissione europea e il Energy Efficiency Financials Institutions Group (EFFIG) a gruppi di lavoro il cui obiettivo è quello di rimuovere gli ostacoli a uno sviluppo di massa dei green bond, ostacoli legati alla mancanza di un meccanismo di aggregazione per i progetti di efficienza energetica nei settori manifatturiero e immobiliare in Europa».

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