NUOVO STUDIO SULL'ESG DI NNIP ED ECCE

L’importanza del momentum ESG

15 Ott 2018
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NN_IP_logo_webPer investire responsabile non basta tenere d’occhio lo score ESG assoluto di un asset o di un portafoglio. Questo passaggio, che pure presenta ancora la sua complessità, è solo un primo step. Il suggerimento, per ottenere maggiori performance, è quello di monitorare la variazione dei punteggi ESG. Uno studio realizzato da NN Investment Partners, in collaborazione con lo European Centre for Corporate Engagement (ECCE), ha fatto emergere risultati importanti, mettendo in luce un elemento, appunto quello della variazione dei criteri nel tempo, fino a oggi ancora trascurato nella valutazione degli investimenti responsabili.

Lo studio compie diversi passi in avanti rispetto alle ricerche condotte fino a ora sul tema dei criteri ESG applicati all’equity dei mercati sviluppati, valutando la performance di alcuni portafogli azionari globali. «Tanto per cominciare, il campione preso in esame comprende oltre 3.000 aziende globali, mentre gli studi passati tendevano a focalizzarsi sull’azionario statunitense», spiega il team di NNIP. La ricerca ha fatto riferimento ai database forniti da Sustainalytics e Governance Metric International (che fa parte di MSCI), e il parametro preso come riferimento per valutare le performance dei portafogli è lo Sharpe ratio che, in sintesi, indica quanta performance viene generata per unità di rischio che si corre.

PUNTEGGIO VS MOMENTUM

Le valutazioni di NNIP-Ecce si basano sia sui punteggi ottenuti dalle aziende in tema di standard ESG sia sulla loro variazione (o momentum), a differenza delle ricerche precedenti che tenevano conto solo dei punteggi ottenuti (ossia di valori ‘statici’).

Dai risultati emersi dallo studio, i portafogli registrano una performance superiore alla media (e ai dati statistici di riferimento) se sono costituiti da azioni di aziende che presentano un punteggio ESG di livello medio, ma con grande potenziale di miglioramento.

L’andamento del punteggio ESG incide quindi maggiormente sulla performance di portafoglio rispetto al valore statico di tale punteggio, anche se elevato. Questo valorizza maggiormente le società che stanno intraprendendo un percorso orientato alla crescita dei loro criteri ESG: «Nelle società ‘large cap’, ossia ad elevata capitalizzazione, alti punteggi ESG non portano a rendimenti maggiori, in quanto la sostenibilità dell’operato aziendale è ampiamente nota e quindi già scontata nelle quotazioni azionarie. Le società ‘small’ e ‘mid cap’, a capitalizzazione più ridotta, hanno meno risorse a disposizione per implementare politiche che, nel breve periodo, possano rispettare tutti i principi ESG, ma questo non significa che non abbiano intenzione di rispettarli nel lungo periodo. La volontà di conformarsi ai principi ESG non è quindi ancora totalmente scontata nella quotazione di questi titoli azionari».

In base ai risultati emersi da questo studio, è quindi preferibile focalizzarsi su quelle aziende che presentano un punteggio ESG di livello medio e in miglioramento, puntando sul “momentum”, poiché il loro valore non risulta ancora pienamente espresso nelle valutazioni azionarie, e rappresenta un’opportunità di crescita.

LA CHIAVE GOVERNANCE

Un altro punto degno di attenzione riguarda la scomposizione della sigla ESG nelle sue tre componenti, dunque environmental, social e governance: stando allo studio, a influenzare la variazione di performance contribuisce soprattutto la voce governance, che fa riferimento a una gestione aziendale ispirata a determinati principi etici. «Pertinente è il caso di Volkswagen, la quale presentava un punteggio ESG elevato, principalmente in virtù dei suoi principi e della sua politica. La successiva scoperta di frodi ha danneggiato la reputazione della società, penalizzandone il valore di mercato».

LA VARIABILE “EMERGENTI”

Sempre da un’analisi condotta con ECCE, NNIP affronta poi un aspetto differenziante degli ESG e il loro momentum. E cioè quello della localizzazione dell’investimento. L’analisi, intitolata “Gli effetti legati ai fattori ESG sulle decisioni di investimento nei Paesi Emergenti: evidenze accademiche”, ha identificato quali criteri ESG sono da privilegiare nella creazione di un portafoglio di investimento di successo esposto sui Mercati Emergenti.

Tra le principali evidenze si sottolinea che:

  • I ritorni da investimenti in società con rating ESG più alti sono maggiori nei Mercati Emergenti rispetto ai Mercati Sviluppati
  • Mentre nei  Paesi Sviluppati il momentum è molto più importante per le performance rispetto a un alto rating ESG (vedi sopra), nei Paesi Emergenti è utile monitorare sia i cambiamenti nei livelli dei fattori ESG sia i loro valori assoluti
  • Per un portafoglio efficiente sui Mercati Emergenti, è indispensabile tener conto dell’effetto Paese e delle specificità del settore in cui operano le società quotate prese in esame.

Nel dettaglio, il report evidenzia che, se è vero che in termini assoluti i titoli dei Mercati Emergenti con alti livelli ESG sovraperformano quelli che hanno rating bassi, per la costruzione di un portafoglio di successo è indispensabile tenere conto della grande varietà di culture, regimi regolatori, strutture proprietarie e pratiche di business che determinano differenti approcci ai criteri ESG a seconda del Paese e del settore considerati.

1 commento

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  • annese.andrea

    E’ possibile avere una copia dello studio?