necessario riflettere su un nuovo percorso

L’impatto del Covid-19 sugli SDGs

11 Giu 2020
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Prima dello scoppio dell’epidemia di Covid-19, 51 Paesi al mondo avrebbero dovuto essere oggetto, entro maggio 2020, di una revisione volontaria, atta a quantificare e mostrare i progressi fatti in merito ai 17 “Obiettivi di sviluppo sostenibile” (SDGs in inglese) identificati dalle Nazioni Unite. Sebbene questi obiettivi avessero inizialmente come deadline il 2030, e si possa quindi pensare che il tempo a disposizione sia sufficiente, non c’è alcun dubbio che l’epidemia avrà un forte impatto non solo sulle tempistiche, ma anche sulle modalità nella quale questi obiettivi verranno raggiunti. Specialmente considerando il fatto che molti dei 17 SDG avevano come scadenza il 2020 e non il 2030.

Le conseguenze dirette della pandemia sono chiare: peggioramento complessivo delle condizioni di salute, incremento della disoccupazione e aumento della fame nel mondo. Gli altri effetti collaterali del Covid emergeranno per via dei legami esistenti fra i vari SDG (vedi immagine sotto). La povertà (SDG1), così come la qualità dell’educazione (SDG4), verranno sicuramente colpiti. Anche altri obiettivi, come acqua pulita e servizi igienico sanitari (SDG6), minori disuguaglianze (SDG10) e pace, giustizia e istituzioni forti (SDG16) saranno impattati negativamente. A seguito dell’epidemia, sarà evidente che il Covid non solo ha procurato enormi danni all’economia, ma ha anche spazzato via molti dei passi in avanti fatti con riferimento agli SDG.

Questa pausa forzata, dovuta all’emergenza sanitaria mondiale, è stata anche l’occasione per fare una seria analisi sulla situazione attuale e su cosa bisogna cambiare. Alcuni SDG devono ora avere la priorità: gli obiettivi sanitari infatti devono essere messi al primo posto. L’esperienza di ciascuno di noi durante la quarantena suggerisce che bisogna ripensare la filiera alimentare e che c’è una grande esigenza di collaborazione fra il settore privato e la società civile per evitare in futuro nuove catastrofi.

Quando l’epidemia di Covid-19 sarà finalmente sotto controllo e l’economia mondiale supererà lo shock attuale, sarà necessario rivedere in toto l’Agenda 2030. Il 2020 doveva essere l’anno di avvio di un decennio di cambiamenti. Con solo 10 anni di tempo a disposizione, l’Agenda 2030 chiamava il mondo ad un notevole sforzo collettivo, con governi, aziende e la società civile coinvolti in prima persona.
Fortunatamente la volontà dei governi di perseguire gli obiettivi di sviluppo resta forte a livello globale. Intanto, il coinvolgimento del settore privato e del no profit resta molto importante per un aiuto concreto, per esempio con la distribuzione di dispositivi sanitari, ma anche nell’aiutare a creare misure di stimolo e informare i cittadini.

Ora che il mondo si prepara a una nuova crisi economica di dimensioni globali, riflettere sugli SDG diventa sempre più importante. Gli SDG infatti racchiudono i principali fattori di sviluppo per un’economia sana e prospera nel lungo termine: il capitale umano (povertà, fame, salute, istruzione, acqua e servizi igienico-sanitari), il capitale sociale (parità di genere, uguaglianza, pace e giustizia, partnership globali) e capitale naturale (biodiversità terrestre, oceani, clima, energia pulita, consumo e produzione responsabili). Questi fattori sono fondamentali se si vuole far funzionare le imprese, attirare investimenti esteri e, soprattutto, aumentare l’efficienza dei processi economici interni a ciascun Paese.

Mentre facciamo fronte alle nuove dinamiche globali dovute alla pandemia, è fondamentale che tutti i Paesi continuino a perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile con rinnovato entusiasmo, approfittando del fatto che l’enorme sfida che stiamo affrontando rappresenta un’incredibile opportunità di apprendimento per l’intero genere umano.

Il settore finanziario ha già contribuito durante questa epidemia, indirizzano grandi masse verso l’SDG 3 (buona salute e benessere per le persone), tramite le aziende farmaceutiche, e verso l’SDG 13 (cambiamento climatico), premiando le società impegnate nella transizione verso la sostenibilità. Gli investimenti ESG hanno dato prova di performare meglio di quelli non ESG, con un doppio beneficio per gli investitori. Si tratta di un’evidenza da tenere a mente, specialmente considerando che gli investimenti ESG rappresentano una buona risposta ai dubbi crescenti che gli investitori hanno a livello mondiale.

In conclusione, sebbene l’epidemia di Covid-19 ha rallentano il cammino verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, gli SDG restano cruciali e l’impegno globale è forte affinché l’Agenda 2030 sia realizzata con successo. Il Covid-19 ha ricordato al mondo l’importanza per il futuro della finanza sostenibile.

Gianluca D’Alessio
Portfolio Manager, GreenEthica by FIA A.M.

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