Nuova energia agli investimenti con le infrastrutture rinnovabili

23 Mar 2023
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Richard Nourse, managing partner di Schroders Greencoat, fra i maggiori asset manager in Europa nelle infrastrutture rinnovabili, illustra l’accelerazione di questo settore e rivela un crescente interesse da parte degli investitori alla ricerca di flussi di reddito stabili.

Si parla sempre più di rinnovabili, specialmente alla luce della recente crisi energetica. Può aiutarci a capire quali sono le prospettive e la portata dal punto di vista degli investimenti?

La traiettoria delle rinnovabili è chiara: il loro ruolo nel mix energetico sarà sempre maggiore, sostenuto da solidi fondamentali e politiche favorevoli. A guidarne la crescita è specialmente l’Europa, dove le fonti pulite, rappresentate da eolico e solare, sono già la forma di energia più conveniente. Le necessità di sicurezza energetica in Unione Europea e il piano RePowerEU hanno indubbiamente accelerato la transizione alle rinnovabili, che in ogni caso sono la conditio sine qua non per raggiungere gli obiettivi climatici e gli impegni verso il Net Zero. I regimi di prezzo non potranno che restare incentivanti al fine di attrarre sempre maggiori capitali in quest’area. Ed ecco che l’energia rinnovabile rappresenta un’opportunità multi-miliardaria a livello globale, con investimenti in crescita di oltre 100 miliardi di dollari all’anno nei prossimi 10 anni. Aurora Energy stima che in Europa i requisiti di capex supereranno i 1.500 miliardi di euro nel 2050, con deployment in significativa accelerazione già in questo decennio, e che le rinnovabili peseranno per l’85% della generazione totale di energia nell’area, il triplo rispetto alla situazione attuale. Entro il 2030 il solo mercato europeo di eolico e solare supererà i 1.000 miliardi di euro, sostenuto da crescenti investimenti anche in tecnologie e infrastrutture adiacenti volte ad accelerare la transizione.

In un contesto come quello attuale in cui l’inflazione ha alzato la testa, che ruolo ha il prezzo dell’elettricità?

A livello globale, il mix di energia elettrica varia da Paese a Paese: in molti Paesi le fonti a bassa emissione di carbonio (rinnovabili e nucleare) rappresentano oltre il 50% della produzione energetica. Il resto proviene ancora da gas e carbone. Le fonti rinnovabili stanno soppiantando sempre di più quelle fossili, ma al momento questo non si è tradotto in una riduzione significativa del prezzo dell’elettricità: in qualsiasi mercato il prezzo dell’elettricità è ancora fissato dalle centrali a gas o a carbone, sebbene queste centrali forniscano meno elettroni. Col tempo questa situazione cambierà, perché le fonti rinnovabili garantiscono non solo una maggiore sicurezza energetica e migliori risultati climatici, ma anche un’elettricità a costi inferiori rispetto al gas e al carbone. Entro il 2030, in molti mercati, cominceremo a vedere uno scollamento tra il prezzo dell’elettricità che i clienti pagano, fissato dagli impianti tradizionali, e il prezzo che pagano per le fonti rinnovabili. Si creerà quindi un circolo virtuoso in cui si abbasserà il prezzo per i consumatori mentre rimarranno interessanti i rendimenti per gli investitori.

Parliamo appunto di rendimenti. Il ceo del fondo pensione di NatWest Group ha recentemente definito i parchi eolici come “l’investimento perfetto”. Come commenta?

Chiaramente le turbine eoliche, così come le altre infrastrutture per l’energia rinnovabile, offrono vantaggi innegabili per i consumatori e per l’ambiente. Ma sono effettivamente interessanti anche dalla prospettiva degli investitori istituzionali: incarnano quello che viene definito un investimento “secure income”. In virtù della loro affidabilità in termini di generazione di elettricità, stabilità dei prezzi e certezza dei costi, offrono flussi di reddito prevedibili nel lungo periodo, oltre che positivamente correlati con l’inflazione. Facciamo proprio l’esempio pratico delle turbine eoliche. Innanzitutto si tratta di impianti estremamente affidabili, capaci di generare energia anche oltre il 95-97% delle volte, e richiedono meno di 20 giorni all’anno per la manutenzione (che può essere programmata nei periodi meno ventosi). I produttori sono talmente sicuri dei livelli delle loro macchine da garantire queste performance solitamente per 15 anni. Anche successivamente l’operatività resta eccellente, riducendosi solo di una minima percentuale nel corso della vita dell’impianto. I parchi eolici costruiti oggi con tecnologie e materiali all’avanguardia sono destinati a funzionare ancora meglio e più a lungo. Lo possiamo dire con una certa sicurezza, dato che circa un terzo dei dipendenti di Schroders Greencoat sono ingegneri con anni di esperienza proprio nella supervisione di impianti di energia rinnovabile. Inoltre le capacità di previsione del vento in una determinata area, e di conseguenza dell’elettricità generata, se all’inizio erano un’arte ora sono una scienza, grazie all’avanzamento tecnologico. Ciò significa che quando utilizziamo la nostra esperienza ingegneristica per ricavare una previsione, possiamo essere sicuri della sua accuratezza. Inoltre, questi impianti beneficiano di un contratto strutturato in modo molto interessante, denominato Contratto per Differenza: consente a parchi eolici (e ad altri impianti di energia rinnovabile) di vendere l’elettricità a un prezzo fisso per 15 anni, e nel caso del Regno Unito garantito dal governo. Peraltro il prezzo fisso aumenta ogni anno in linea con l’inflazione al consumo. Il risultato è quindi un’asset class a basso rischio tecnologico capace di offrire flussi di cassa stabili e prevedibili. Storicamente gli investimenti nelle infrastrutture rinnovabili si sono concentrati sui capital gain, ma noi li consideriamo un’opportunità per ottenere una fonte di reddito diversa. Questo approccio era abbastanza inedito quando abbiamo iniziato a investire nel settore circa 10 anni fa, ma la nostra base clienti lo ha abbracciato. E oggi più che mai l’interesse da parte degli investitori per yield stabili è in crescita, trovandoci in un contesto in cui convergono rischi geopolitici, fragilità economica e inflazione.

Gli investitori come dovrebbero approcciare la selezione dei gestori nell’attuale scenario?

In apparenza, non mancano gli asset manager in grado di valutare un parco eolico o un progetto di energia solare, ma molto più importante per gli investitori è la copertura del mercato e la capacità di interpretare l’evoluzione dei prezzi. Consiglierei agli investitori di scegliere gestori che siano veri specialisti in questo senso e che abbiano una profonda comprensione tecnologica degli asset che stanno valutando e di come potrebbero cambiare, piuttosto che affidarsi a un fondo infrastrutturale generalista che ad esempio alloca il 20% dei suoi asset in gestione sulle rinnovabili. La specializzazione si traduce anche nella profondità delle risorse. Questo significa certamente contare su professionisti dell’investimento, ma anche su una squadra di gestori tecnici capaci di lavorare con partner e fornitori alla pari. Se fossi un investitore, cercherei questa profondità di competenze e l’alta focalizzazione sul settore delle rinnovabili. Un mercato che non è più periferico rispetto al più ampio settore delle infrastrutture, ma che anzi ne rappresenta la componente maggiormente in crescita.

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