Quando un brand è “meaningful”

22 Mag 2015
In breve Commenta Invia ad un amico

“Connettersi con i clienti ripaga”. Lo rileva lo studio Meaningful Brands , condotto dall’agenzia di comunicazione Havas su 300mila persone in 34 Paesi. Agli intervistati è stato chiesto cosa provassero in relazione a circa mille differenti brand in 12 industrie diverse. E i risultati hanno indicato che un “meaningful brand”, ossia un marchio che investe tempo e sforzi nel connettersi con i clienti, si conquista una quota di portafoglio maggiore di un normale brand, ben il 46% in più.

«I clienti spendono più denaro per acquistare i tuoi prodotti se cominciano a considerarti un meaningful brand», ha spiegato al Guardian  Maria Garrido, direttore internazionale marketing del gruppo Havas che sottolinea come un “meaningful” brand debba offrire tre tipi di valori ai consumatori: benefici di mercato, che  consistono nel valore del prodotto;  benefici personali, ossia cosa il brand fa per il consumatore individuale; benefici collettivi, ossia cosa il brand fa per la collettività nel suo complesso. In altre parole, per le aziende è conveniente trovare modi per dare un beneficio ai clienti e alla società che vada oltre a quello del prodotto stesso.  Molti brand performano bene nella prima e ultima categoria, ma falliscono nel soddisfare la seconda, ossia nello stabilire un connessione diretta con il consumatore.

Secondo la ricerca, a un aumento del 10% del grado di “meaningfulness” corrisponde un aumento del 6% delle intenzioni di acquisto o riacquisto da parte del cliente e un premio sul prezzo del 10,4%. Tra i migliori ci sono Google, Ikea, Visa e Nivea. E Paypal batte Mastercard.

0 commenti

Lascia un commento