ET.DIRECTORIES - I REPORT DELLE ULTIME TRE SETTIMANE

Quelli che… studiano la sostenibilità/ 81

18 Mar 2022
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Una selezione di studi e ricerche su business e finanza responsabili che ETicaNews ha incontrato nell'ultimo periodo. In questo numero: Esma, Cdp, Carniege Mellon University, Msci

Nella sua attività quotidiana, ETicaNews riporta o menziona con continuità ricerche, analisi, report sul business sostenibile e responsabile. Di seguito, riportiamo una selezione relativa alle ultime settimane, con una breve sintesi del contenuto e con un rimando al relativo articolo. Questi report sono una minima parte delle centinaia di ricerche che ETicaNews ha incrociato nel suo percorso, e che stiamo raccogliendo nelle nostre Directories, per offrire un riferimento unico ai professionisti dell’economia e della finanza responsabile. Il servizio Directories fa parte del pacchetto ET.pro.

ABBIAMO PARLATO DEL REPORT…

ESMA report on trends, risks and vulnerabilities No.1 2022” (Esma)

ARTICOLO: Allarme Esma: aziende green a Roe ridotto

Nonostante la crescita degli Aum (Assets under Management) dei fondi Esg, le aziende più sostenibili “green” hanno un Roe (Return on Equity) significativamente inferiore rispetto alle società meno sostenibili “brown”. La sorpresa arriva da un report dell’European Securities and Markets Authority (Esma), la Consob europea, in un capitolo del suo recente studio “ESMA report on trends, risks and vulnerabilities No.1 2022”, che solleva «preoccupazioni riguardo una possibile sopravvalutazione degli asset green». Tra giugno e novembre 2021, l’Aum dei fondi Esg è aumentato del 9%, portando la quota di mercato dei fondi sostenibili al 20% del mercato totale dei fondi pubblici. Ciò corrisponde a un afflusso di 25 miliardi di euro nei fondi sostenibili, mentre le loro controparti non-Esg hanno subito «uscite di capitali per 7 miliardi di euro».

ABBIAMO PARLATO DELL’INDAGINE…

Are companies being transparent in their transition? 2021 Climate Transition Plan Disclosure” (Cdp)

ARTICOLO: Cdp boccia aziende su disclosure climatica

Il Carbon Disclosure Project (Cdp) ha bocciato i piani climatici delle aziende. Le organizzazioni non stanno divulgando informazioni sufficienti e pertinenti per consentire agli stakeholder di accertare se il loro piano di transizione climatica è credibile e abbastanza ambizioso. Nel report “Are companies being transparent in their transition? 2021 Climate Transition Plan Disclosure”, Cdp valuta lo stato dei piani di transizione climatica aziendali di oltre 13mila società e la loro divulgazione. È emerso che 4.002 società, il 30% del totale, hanno dichiarato di aver sviluppato un piano di transizione a basse emissioni di carbonio. Ma solo 135 delle aziende analizzate hanno raggiunto un grado di disclosure delle informazioni sufficiente per tutti i 24 indicatori chiave indicati da Cdp per giudicare un piano credibile. Secondo l’organizzazione, quindi, solo l’1% fornisce agli investitori le informazioni di cui hanno bisogno per valutare i loro piani.

ABBIAMO PARLATO DELLO STUDIO…

Text mining ESG disclosures in rating agency press releases” (Esma)

ARTICOLO: Rating di credito, quanto parlano Esg?

Le Credit rating agencies (Cra) stanno adeguando le proprie comunicazioni ai fattori Esg. Un importante punto di discontinuità sono state le linee guida pubblicate a marzo 2020 dall’European Securities and Markets Authority (Esma). La Consob europea, infatti, ha pubblicato a febbraio lo studio “Text mining ESG disclosures in rating agency press releases” che ha passato in rassegna, attraverso il text mining, l’analisi testuale automatica, gli oltre 64.000 comunicati stampa rilasciati dalle Cra tra inizio 2019 e fine 2020. In questo modo, l’analisi ha monitorato il pre-uscita delle linee guida con il post, per verificare l’effettivo cambiamento. Sono emersi tre ordini di risultati: il miglioramento delle comunicazioni Esg dopo la pubblicazione della norma; la differenza di approccio tra le diverse agenzie di rating creditizio; e «l’efficacia delle linee guida nel miglioramento in generale della trasparenza per gli investitori e per il pubblico più ampio».

ABBIAMO PARLATO DELL’ARTICOLO SCIENTIFICO…

Measuring Firm Environmental Performance to Inform Asset Management and Standardized Disclosure” (Carniege Mellon University)

ARTICOLO: Esg disclosure, la sola Co2 non basta

Molti indici di performance ambientale si limitano a misurare le tonnellate di emissioni di Co2, senza tenere in considerazione altri tipi di inquinamento che influiscono significativamente su performance e rischio aziendali. Il calcolo dell’impatto economico delle emissioni è più utile della «semplice tabulazione delle tonnellate» di diossido di carbonio prodotte. Nicholas Z. Muller, professore della Carniege Mellon University, nell’articolo scientifico “Measuring Firm Environmental Performance to Inform Asset Management and Standardized Disclosure” mostra come la «monetizzazione pesi appropriatamente le emissioni». Spiega che il suo modello proprietario è in grado di misurare il costo effettivo delle emissioni e di incorporarlo nel valore aziendale. Un indice “multipollutant” permette di monetizzare il peso delle emissioni e di aumentare la precisione nel calcolare le previsioni di performance e i rischi aziendali, consentendo una migliore allocazione del capitale.

ABBIAMO PARLATO DELL’ANALISI…

Say on Climate: Investor Distraction or Climate Action?” (Msci)

ARTICOLO: Say on climate, serve più follow up

Aumenta la tendenza al voto “Say on climate” in assemblea, in parallelo al crescente impegno degli investitori sulle strategie climatiche delle aziende investite. A trainare la crescita sono le risoluzioni del management delle aziende che sempre di più invocano la presa di posizione degli investitori, chiamati ad approvare i piani climatici aziendali anche dalle aziende meno allineate all’Accordo di Parigi. L’analisi di Msci “Say on Climate: Investor Distraction or Climate Action?” rivela una tendenza al rialzo dei voti assembleari sulle questioni climatiche. Emerge che solo 33 società coperte da Msci Esg Ratings abbiano ottenuto o programmato al 1° febbraio 2022 votazioni sul clima, ma rispetto al 2021 i voti “Say on Climate” sono portati avanti anche dalle società meno allineate ai target climatici. Il rischio di valutazioni poco attendibili e di conseguenza di greenwashing c’è, ma il pericolo si può contrastare attivando un percorso di follow up prestabiliti.

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