Un indice della vulnerabilità climatica per salvare l’Africa

7 Lug 2025
In breve SRI Finance Commenta Invia ad un amico

Columbia University e Rockefeller Foundation hanno sviluppato il Climate Finance Vulnerability Index, strumento ideato per indirizzare risorse verso i Paesi più esposti ai rischi climatici e meno capaci di accedere a finanziamenti. L’indice combina kpi di esposizione a eventi climatici estremi, come siccità, inondazioni e ondate di calore, con parametri di resilienza finanziaria, tra cui accesso ai prestiti e livello di indebitamento. La copertura è pressoché globale con 188 Paesi mappati e consente di analizzare una forchetta di scenari compresi tra il 2050 e il 2080. Oltre 2 miliardi di persone vivono nelle zone a maggiore rischio.

L’analisi mostra che la maggior parte dei Paesi più vulnerabili si trova in Africa, continente che si sta riscaldando più rapidamente della media globale, 1,4 °C rispetto al periodo preindustriale, nonostante sia responsabile di meno del 4% delle emissioni di gas serra. Le conseguenze sono particolarmente gravi, come eventi meteorologici estremi più frequenti e intensi, siccità prolungate e inondazioni, che mettono a dura prova le infrastrutture e la capacità di adattamento della popolazione.

In questo contesto, vi è una forte dipendenza dai finanziamenti multilaterali, che combinano sovvenzioni e prestiti a basso interesse per aiutare i Paesi a fronteggiare gli effetti peggiori del cambiamento climatico. Tuttavia, la distribuzione di tali fondi è spesso diseguale: Paesi con alta vulnerabilità ma bassa capacità finanziaria, come molti in Africa, ricevono meno risorse rispetto a Paesi più resilienti come l’India, che pur essendo esposta a rischi climatici elevati dispone di infrastrutture e capacità di risposta migliori. Lo scenario attuale è diventato ancora più critico a causa dei recenti tagli ai finanziamenti esteri da parte di Paesi come Stati Uniti e Regno Unito.

L’indice vuole quindi fornire trasparenza e guidare l’allocazione delle risorse verso le aree che possono trarne il massimo beneficio, contribuendo a una distribuzione più equa e mirata del finanziamento climatico.

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