Comitato Esg stand alone? Migliora il punteggio di sostenibilità

8 Set 2021
In breve ESG Governance Commenta Invia ad un amico

Una ricerca condotta da Glass Lewis sulla base dei punteggi proprietari Esg Lens di Nn Ip indica una relazione tra l’esistenza di comitati Esg autonomi e le performance Esg delle società. L’analisi ha infatti rilevato come le aziende con comitati autonomi rappresentino la percentuale più alta (28%) di quelle nel quartile superiore delle performance Esg e hanno punteggi ESG Lens (strumento proprietario di Nn Ip che valuta un’ampia gamma di dati per arrivare a un unico punteggio Esg per una data società) generalmente superiori alla media. E il risultato si rafforza se si guarda anche al secondo quartile. Sebbene anche le aziende con un comitato sotto il controllo del consiglio che supervisiona la sostenibilità rappresentino il 28% del primo quartile, questa categoria rappresenta solo il 15% dei performer del secondo quartile contro il 36% delle realtà con comitati autonomi. Nel complesso, la percentuale più alta di punteggi Esg Lens superiori alla media si registra nelle aziende con comitati specializzati – a livello di consiglio o al di sotto di esso – per supervisionare le performance di sostenibilità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 1: Strutture di supervisione per regione

 

I comitati autonomi sono più diffusi nel settore energetico (44%), seguito dai materiali (37%); Finanziari e Beni di consumo (entrambi 29%); Servizi pubblici (21%), Industriali (19%); Beni di consumo discrezionali (13%) e Sanità (10%).

 

Adrie Heinsbroek, Chief Sustainability Officer di NN Investment Partners, ha commentato: “L’apporto di supervisione che i consigli di amministrazione forniscono sulla sostenibilità varia e spesso può essere piuttosto limitato. La decisione di adottare comitati ESG autonomi o combinati a livello di consiglio rimane volontaria, ma è influenzata sia internamente, come dal fatto di avere una cultura aziendale che valorizza la sostenibilità, sia esternamente da fattori come le pressioni degli stakeholder e delle normative. Dato che questi comitati sono facoltativi, potrebbero essere visti come il segnale di una maggiore attenzione dell’azienda sulla performance strategica dell’ESG, ma potrebbero anche riflettere solo un impegno superficiale.

 

“In termini di fattori esterni, mentre le raccomandazioni, la soft law e le aspettative degli azionisti possono influenzare le aziende nella creazione di comitati di supervisione della sostenibilità e delle questioni ESG, i requisiti obbligatori di divulgazione extra-finanziaria hanno un impatto più diretto e materiale sulla presenza di strutture di supervisione definite.

 

“Le aziende europee, ad esempio, che sono interessate attualmente dalla maggiore pressione normativa per la comunicazione di informazioni extra-finanziarie, sono le più propense ad avere una qualche forma di comitato ESG, mentre le aziende del settore energetico possono avere più comitati autonomi o combinati a causa del maggiore controllo relativamente alle questioni ambientali, in particolare il cambiamento climatico.

 

“I risultati della ricerca mostrano ancora una volta l’importante effetto del focus sull’ESG delle aziende e l’impatto sulla loro performance in termini di sostenibilità. Come investitori attivi, continuiamo a impegnarci con le aziende per mettere questo fattore nel loro radar ed esercitare la nostra influenza avendo un dialogo su questo argomento.”

 

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