Giappone, la sicurezza sul caldo è legge
Dal 1° giugno in Giappone è entrata in vigore una legge che punisce con ammende fino a 500mila yen (3.475 dollari circa) le aziende che non adottano misure adeguate per tutelare i lavoratori dalle temperature estreme.
Come anticipato dalla rassegna di questa settimana, il provvedimento, tra i primi al mondo a livello nazionale sulla sicurezza dei dipendenti legata al caldo sul luogo di lavoro, nasce in seguito ai 30 decessi e a circa 1.200 infortuni legati alle alte temperature registrati nel 2024, soprattutto nei settori edile e manifatturiero, e al record storico delle temperature di luglio. La normativa obbliga le imprese a implementare protocolli per rilevare e soccorrere immediatamente chi manifesta sintomi di colpo di calore: sistemi di “buddy check”, dispositivi indossabili per il monitoraggio della temperatura corporea e mezzi di trasporto d’emergenza verso strutture sanitarie. Inoltre, impone di sorvegliare l’indice Wet Bulb Globe Temperature (Wbgt) e di adottare misure protettive quando l’indice supera 28 °C o la temperatura atmosferica resta oltre 31 °C per più di un’ora continuativa (o quattro ore complessive al giorno).
Secondo un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 2000 e il 2019 i colpi di calore hanno causato quasi mezzo milione di decessi all’anno, mentre uno studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro mostra come a 33-34 °C di temperatura l’efficienza lavorativa si riduce del 50%, e senza riduzione delle emissioni di gas serra il costo economico del disagio termico potrebbe raggiungere 2,4 trilioni di dollari entro il 2030.
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