Il Cdp boccia le emissioni di Italcementi, Cementir e Buzzi

20 Giu 2016
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Cdp (Carbon Disclosure Project) passa al setaccio l’industria cementifera mondiale. E boccia duramente le italiane Italcementi e Cementir, assegnando un voto non molto migliore a Buzzi. L’organizzazione ha pubblicato un report sul settore (un’industria che vale 106 miliardi di euro) evidenziando la necessità di un punto di svolta in termini di adeguamento agli obiettivi di lotta al climate change.

Il rapporto analizza 12 società, e rileva come l’industria sia oggi incompatibile con gli accordi di Parigi che stabiliscono l’obiettivo “emissioni zero” entro la metà del secolo. È da ricordare infatti che l’industria cementifera è responsabile del 5% delle emissioni globali. Non è solo una questione sociale. L’analisi evidenzia come questa discordanza porterà anche a pericolosi sbilanciamenti nei conti. Con un carbon price (il costo di emissione di una tonnellata di Co2 in atmosfera) a 10 dollari, sarebbe a rischio il 114% dell’ebit del settore. Il che significa, peraltro, che già ora, togliendo aiuti di Stato e agevolazioni, potrebbero profilarsi situazioni di crisi.

Nell’analisi di 12 big del cemento, Cdp ha asegnato un ranking in relazione alla qualità della gestione delle emissioni. Ebbene, le italiane sono agli ultimi posti: Italcementi dodicesima, Cementir undicesima e Buzzi appena più su (nona).

 

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