INTERVISTA A CLAUDIO VESCOVO di Glennmont Partners

Il credito verde (Green Credit) può finanziare la transizione energetica dell’Europa

22 Set 2022
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In questa intervista, Claudio Vescovo, Head of Credit Funds di Nuveen Glennmont Partners, discute di come l’organizzazione sta sostenendo la transizione energetica in tutta Europa, dove in questo momento c’è massima attenzione al tema della sicurezza energetica. L’intervista si conclude con un intervento di Giampaolo Giannelli, VP, Global Client Group, Italy di Nuveen, sulla risposta degli investitori istituzionali alla domanda di crediti verdi (Green Credit).

Come si definisce il credito di energia verde?

Il credito verde per noi riguarda la transizione energetica. Riguarda la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, come eolico, solare, da biomasse e idroelettrico, e anche i servizi legati alla rete, i servizi di stoccaggio e a qualsiasi altro fattore abilitante la transizione in Europa. È anche una questione di ridurre i consumi e, quindi, di efficienza energetica. Raggiungere gli obiettivi di sostenibilità in Europa significa decarbonizzare il settore energetico e anche consumare meno energia e riscaldamento.

Come viene impostato il vostro team e in che modo le diverse parti dell’organizzazione aiutano nell’approvvigionamento e nell’esecuzione delle trattative?

Abbiamo un approccio collaborativo, e il modello è quello di un proprietario/operatore, che è la nostra mentalità per tutti gli investimenti, compreso il credito. Si parte da un team dedicato al credito per la transizione energetica, che si confronta però con tutti gli altri colleghi della piattaforma che si occupano di investimenti azionari e di gestione patrimoniale, ma anche ingegneri e specialisti tecnici. Lavoriamo anche con il più ampio team di Nuveen, una piattaforma molto più vasta che ha una solida esperienza non solo nel credito ma anche, ad esempio, negli Esg.

Quali sono per gli investitori i pro e i contro della transizione energetica e come influenza la costruzione del portafoglio?

Investiamo da 15 anni nelle energie rinnovabili e siamo stati uno dei primi gestori di fondi in Europa a investire capitali istituzionali. In più, io lavoro nel green credit dal 2016. La percezione degli investitori è cambiata e sta diventando più sofisticata e focalizzata sulla sostenibilità. C’è sempre il rischio di greenwashing e di definire “green” cose che non sono davvero verdi, quindi per noi si tratta di essere molto chiari e specifici su ciò che stiamo facendo e non facendo. Tale trasparenza è apprezzata dagli investitori e si spera che il mercato in generale diventerà più trasparente man mano che ci saranno nuove linee guida sulla Tassonomia. In termini di dove ci troviamo nell’universo investibile, abbiamo scoperto negli ultimi cinque o sei anni che possiamo tenere il piede in più scarpe. Abbiamo alcuni investitori che vogliono investire per scopi Esg, e le nostre strategie rientrano nella parte Esg e impact del loro portafoglio. Ne abbiamo altri che sono investitori “puri” e sono agnostici sulla natura dell’investimento sottostante. E poi c’è una gamma intermedia in cui le persone potrebbero inserirci in un portafoglio infrastructure che si sta espandendo dal capitale azionario al debito. Oppure hanno fatto una prima incursione nell’energia e ora vogliono espandersi nella transizione energetica.

Come valuta le opportunità di credito di energia verde esistenti in Europa e a quali tipi di transazioni si rivolgono?

Secondo il G20, nei prossimi sette anni occorreranno investimenti infrastrutturali per cinquemila miliardi di euro. La nostra strategia investe in prestiti primari e secondari, necessari per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica dell’Europa. L’obiettivo dell’Ue è di raggiungere il 32% della produzione di energia primaria da fonti verdi, e oggi siamo circa a quota 20%, quindi è necessaria una crescita importante. Va inoltre sottolineato che gli obiettivi di transizione energetica sono sostenuti da policy e dall’agenda politica internazionale. Questo sostegno è dovuto al cambiamento climatico e alla necessità di una maggiore sicurezza energetica, che sono diventate sfide chiave, al punto che si parla persino di aumentare il livello degli obiettivi in Europa. Inoltre, c’è un set di opportunità per prestiti secondari da 500 miliardi di euro, che supporta la nostra strategia di investimento in prestiti di project finance sia primari che secondari nell’ambito della transizione energetica.

Quali rendimenti sono disponibili e quali diversi profili di rischio/ rendimento si possono trovare nel vostro approccio?

All’interno della nostra strategia cerchiamo di ottenere rendimenti simili a quelli delle azioni, ma con un livello di rischio guidato da investimenti in prestiti senior primari e secondari. Inoltre, una parte predominante del ritorno è un flusso di reddito stabile e ricorrente. In definitiva, la strategia consiste nel fornire un rendimento assoluto all’interno del portafoglio crediti degli  investitori.

Quale impatto ha l’attuale contesto macroeconomico e politico sugli investimenti nel credito di energia verde?

Ci sono tre aree principali che stanno influenzando il mercato: la sicurezza energetica, l’inflazione e gli aumenti dei tassi di interesse. La sicurezza energetica sta diventando sempre più necessaria, ciò significa che vi sarà un maggiore bisogno di finanziamenti nella green economy e maggiori opportunità di investimento. La nostra strategia ha anche una inflation hedge a causa della domanda non elastica nei progetti infrastrutturali e dei flussi di cassa collegati ai prezzi dell’energia elettrica dell’utente finale. In questo contesto di tassi di interesse in aumento possiamo potenzialmente beneficiare di un aumento dei tassi poiché la nostra strategia di prestito è a tasso variabile. Con l’aumento dei tassi di interesse, dovremmo essere in grado di aumentare il nostro flusso di cassa.

Come tenete conto delle differenze tra i mercati europei nel vostro processo di investimento?

Ogni Paese ha la propria dinamica culturale quando si tratta di fare investimenti. Abbiamo sede a Londra e, grazie al fatto che facciamo parte di Nuveen, abbiamo una forte presenza locale in tutta Europa. Abbiamo anche esperienza negli investimenti in tutti i cicli di mercato e nella costruzione di alcuni dei più grandi impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili in Europa, tra cui la terza più grande piattaforma per l’eolico in Italia, uno dei più grandi impianti fotovoltaici su tetto in Francia, uno dei primi cinque in Portogallo e uno dei primi tre in Italia sempre per il fotovoltaico, oltre che uno dei primi tre nel Regno Unito per le biomasse. Inoltre, è una questione di lingua e cultura; parliamo più di 12 lingue in tutto il team e questo ci consente di avere un approccio molto locale nella gestione delle relazioni con gli investitori.

Giampaolo Giannelli, qual è la risposta degli investitori istituzionali alla domanda di crediti verdi?

La domanda sta crescendo rapidamente, seppure ci sia ancora molto da imparare. Tuttavia, l’aumento della consapevolezza per la tutela dell’ambiente e la ricerca di ulteriori alpha nei ritorni stanno rendendo la tematica sempre più appetibile. Questo va di pari passo con la crescente domanda di investimenti in infrastrutture clean energy e in capitale naturale, soprattutto timberland e farmland.

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