Il presidente del cda? Fa il passacarte, e niente governance

21 Ott 2015
In breve ESG Governance Commenta Invia ad un amico

Nei consigli di amministrazione, il presidente della società, garante della governance, è praticamente un burocrate. Questo è il quadro che emerge da una ricerca di Nedcommunity, l’associazione dei consiglieri indipendenti, condotta presso i propri associati (430 iscritti; l’anno scorso erano 384). In base all’analisi, «il presidente del cda – si legge in una nota – continua a essere una figura prettamente di rappresentanza e poco operativa, eccessivamente impegnata a ricoprire un ruolo burocratico e poco coinvolto nella promozione delle strategie aziendali».

Nel mese di ottobre gli associati hanno risposto alle domande di una survey, coordinata dal componente del collegio dei saggi, Franco Morganti, che chiamava a dare il proprio giudizio su quattro ruoli: burocratico (convocare il consiglio ecc.), di garanzia e di bilanciamento dei poteri, di promozione delle strategie aziendali, di sorveglianza sulla governance. Allo stato attuale, gli associati vedono il proprio presidente del cda impegnato soprattutto in un ruolo di coordinamento dei lavori (a sostenerlo il 63%). Meno rappresentati appaiono invece comportamenti orientati ad una sorveglianza sulla governance (21%) mentre  la promozione delle strategie è fanalino di coda (16%).

In termini di aspettative, gli associati (per il 71% amministratori in società quotate, per l’81% in aziende con fatturato superiore ai 100 milioni di euro, per il 19% presidente della società) preferirebbero che il “numero uno del board” fosse in grado di esprimere un ruolo di garanzia (l’85% lo considera importante o molto importante). Seguono, per importanza: la funzione di presidio dei temi di governance (78%) e la promozione di un ruolo più attivo del consiglio nell’indirizzo delle strategie aziendali e nel monitoraggio della loro esecuzione con il 61%. I ruoli burocratici sono giudicati poco importanti per la maggioranza degli intervistati (52%).

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