Le minacce di divestment di Norges colpiscono anche Enel

19 Mag 2020
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Presa di posizione netta per Norges che, la scorsa settimana ha dichiarato di aver escluso diverse società di combustibili fossili dal più grande fondo patrimoniale sovrano del mondo. E anche l’italiana Enel finisce “sotto osservazione”.

Come riportato dalla rassegna sostenibile di ieri (Et.Observer/ 219) Norges Bank Investment Management (Nbim), gestore del Government Pension Fund Global (Gpfg), fondo monstre da 10.300 miliardi di corone norvegesi (942 miliardi di euro), ha annunciato di aver escluso dal proprio portafoglio le società canadesi Natural Resources, Cenovus Energy, Suncor Energy e Imperial Oil «dopo una valutazione che atti od omissioni a livello aggregato aziendale portano a emissioni di gas serra inaccettabili».

Inoltre, il Nbim ha dichiarato di aver deciso di escludere Sasol, Rwe, Glencore, Agl Energy e Anglo American a causa dei criteri di produzione del carbone contenuti nelle sue linee guida. Oltre alle esclusioni basate sul carbone, il Nbim ha dichiarato che, dopo averle giudicate in base a questo criterio, ha inserito il gruppo Bhp, Vistra Energy, Enel e Uniper nella sua lista di osservazione. Il Nbim ha anche detto di aver disinvestito dalla società egiziana ElSewedy Electric e dall’impresa mineraria brasiliana Vale, per evitare il rischio di contribuire a gravi danni ambientali. Nel frattempo, il Gpfg sta cedendo la Centrais Eletricas Brasileiras (Eletrobras) a causa del rischio di contribuire a gravi o sistematiche violazioni dei diritti umani in particolare in relazione allo sviluppo della centrale di Belo Monte in Brasile.

Infine due società sono rientrate nelle grazie di Nbim: Aecom e Texwinca Holdings, ricondotte nell’universo degli investimenti del Gpfg a seguito di una decisione basata sulla consulenza del Council on Ethics.

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