CRONACHE DA SALONE.SRI 2025

Materialità Esg: il vero valore dietro E, S e G

9 Dic 2025
Notizie ESG Market Commenta Invia ad un amico
La conferenza di Msci, con Fideuram e Mediolanum, ha confermato che le metriche di sostenibilità influenzano in modo tangibile le performance finanziarie. Per sfruttarle al meglio bisogna tornare ai fondamentali e avere piena consapevolezza del contesto in cui applicarle

Le ultime analisi di Msci confermano che la sostenibilità ha risvolti sempre più materiali: gli indici Esg hanno sovraperformato i benchmark tradizionali e le aziende meglio valutate mostrano più solidità e un costo del capitale inferiore. Aziende e investitori stanno tornando a valutare con rigore cosa si nasconde sotto la E, la S e la G, integrando la sostenibilità nei processi decisionali e di investimento. In un contesto complesso legato alle innumerevoli metriche Esg, competenza e trasparenza sono risultati le chiavi di successo.

È quanto emerge dalla conferenza di Msci “Dalle metriche al valore: la rilevanza finanziaria della sostenibilità e dei rischi climatici”, moderata da Luca Testoni, Co-Fondatore ET.Group e Direttore ETicaNews ed ESG Business Review, durante la decima edizione di salone.SRI. Alla conferenza hanno partecipato Giorgia Rizzi, Regional Lead: Sustainability and Climate Solutions Specialists, Southern & Eastern Europe di Msci, Gianluca Lonero, Head of Esg Integration and Active Ownership di Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking e Francesca Villa, Responsabile Analisi Portafogli Prodotti di Banca Mediolanum.

Giorgia Rizzi ha illustrato i risultati delle recenti analisi Msci sulla materialità finanziaria dei fattori Esg, mostrando come la sostenibilità incida in modo concreto sulla performance dei mercati e sul costo del capitale.

Nell’arco degli ultimi dieci anni gli indici globali Esg di Msci hanno sovraperformato i benchmark tradizionali. Un risultato confermato anche a livello aziendale: la Quintile Analysis mostra che le società con i migliori rating Esg tendono a ottenere rendimenti superiori rispetto ai “laggards”, oltre ad avere un costo del capitale più basso (6,8% contro 7,9%) mostrando come «gli Esg rating contribuiscano non solo alla performance, ma diano anche un messaggio di solidità dell’azienda, resilienza e migliore capacità di gestire rischi che quindi può portare a un accesso favorevole al capitale». Un approfondimento sulle key issues rivela inoltre l’importanza della governance: negli ultimi cinque anni, le aziende con migliori indicatori di governance hanno registrato meno cali nei prezzi azionari, a conferma che una governance solida rappresenta un fattore di stabilità. Sul fronte ambientale e sociale emerge invece la necessità di un approccio settoriale, poiché i rischi rilevanti variano sensibilmente da un comparto all’altro. «La sostenibilità non è solo una questione di compliance – ha concluso Rizzi –, ma ha un valore finanziario concreto».

Nonostante il contesto geopolitico e l’incertezza regolamentare, Lonero ha sottolineato come il mondo corporate continui a investire nella decarbonizzazione: secondo una ricerca Ecovadis, nel 2025, l’80% delle public company americane manterrà o aumenterà gli investimenti in sostenibilità. Cresce parallelamente l’impegno degli investitori in termini di integrazione dei rischi Esg e di attività di engagement verso i gestori e, come indicato nell’ultimo report della Global Sustainable Investment Alliance, aumentano del 50% le masse Esg gestite dagli asset manager tra il 2022 e il 2024.

«La chiave di lettura di questi elementi è la materialità finanziaria. Il mondo corporate vede i temi rilevanti Esg che incidono sui fondamentali, e così gli asset manager e gli asset owner che hanno integrato di fatto nei loro processi questi fattori – ha concluso Lonero -. Sono i temi sottostanti che incidono sulla bottom line delle aziende che spingono nella direzione della sostenibilità».

Francesca Villa ha evidenziato come i loro clienti non hanno abbandonato i portafogli Esg. Dopo l’euforia del 2021 e il difficile 2023, il 2024 ha registrato una ripresa della raccolta sui fondi articolo 8 e articolo 9. Secondo Villa, il motivo risiede in un cambiamento strutturale: se prima si usava l’Esg come “bollino”, oggi si è tornati a una valutazione più rigorosa dei sottostanti. «Siamo tornati a guardare che cosa c’è davvero sotto la E, la S e la G e a guardarli per settore».

In questo scenario, il ruolo del distributore è cambiato: non più solo fornitore di prodotti, ma moltiplicatore di competenze. Mediolanum, attraverso la Mediolanum Corporate University, ha formato i consulenti sull’utilizzo delle metriche di sostenibilità, come leggerle, come interpretarle e dove anche poterle trovare a disposizione. La banca ha inoltre fornito schede prodotto complete di sezioni dedicate alla sostenibilità (anche per i fondi Articolo 6) e, attraverso approfondimenti divulgativi rivolti ai Family Banker e ai consulenti, ha cercato di tradurre queste informazioni in qualcosa di più tangibile e utilizzabile per loro e rivendibile verso il cliente che ancora non è così esperto di queste metriche, rafforzando di fatto la fidelizzazione.

Sul fronte della relazione con i gestori, il dialogo si è fatto più maturo: pur riconoscendo che la causalità tra fattori Esg e rendimento «non è ancora definitivamente provata», si è instaurato con i gestori un dialogo molto approfondito su anche queste tematiche di natura non finanziaria. L’approccio adottato privilegia gestori capaci di andare oltre il rating, approfondendo le metriche e dialogando direttamente con le società partecipate. Una pratica ritenuta imprescindibile: «È importantissimo parlare con le società e capire come stanno affrontando i rischi non finanziari, perché sono rischi che impattano il valore», ha concluso Villa.

Guarda di seguito la registrazione integrale del panel di salone.SRI 2025 a Palazzo Mezzanotte del 19 novembre 2025
Tutte le registrazioni sono disponibili anche sul sito di salone.SRI

 

 

Noemi Primini

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