Pwc, dalla riduzione dei Neet spinta al Pil italiano dell’8%

2 Nov 2016
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La riduzione dei Neet ai livelli della Germania potrebbe significare uno slancio economico mondiale di oltre 1.000 miliardi di dollari. E l’Italia è tra i Paesi con il potenziale maggiore, attorno all’8-9% del Pil. Lo indica lo studio di Pwc Young Workers Index, che dal 2006 analizza il livello di occupazione, scolarizzazione e formazione professionale dei giovani di 15-24 anni nei paesi Ocse, ed il collegato potenziale economico.

In particolare, l’Europa si posiziona ai vertici della classifica con Svizzera, Germania ed Austria nelle prime tre posizioni, seguite da Islanda, Norvegia e Danimarca. Gli Usa entrano nella top 10 per la prima volta dal 2006.  L’Italia rimane al fondo della classifica ma è tra i Paesi che potrebbero più beneficiare di questo potenziale

I tre paesi al vertice, Svizzera, Germania ad Austria, spiega Pwc, hanno saputo mantenere bassi livelli di disoccupazione giovanile dopo la recessione globale, un risultato dei sistemi educativi che promuovono formazione professionale ed apprendistato, ed hanno consentito di minimizzare la componente di giovani rimasta esclusa dal mercato del lavoro. Se i paesi Ocse riuscissero a raggiungere un numero di giovani non occupati, scolarizzati o in formazione professionale (Neet) nella fascia d’età 20-24 anni ai livelli oggi presentati dalla Germania, il potenziale slancio economico sarebbe pari allo 0,1% del Pil per l’Olanda, il 2-3% per Usa, UK e Francia sino al maggiore potenziale per Italia, Turchia, Spagna e Grecia pari al 7-9% del Pil.   Complessivamente, l’incremento potenziale del Pil globale sarebbe nell’ordine di 1.100 miliardi di dollari.

«Nel nostro studio – commenta Francesco Ferrara, partner di PwC –  abbiamo identificato tre leve chiave che caratterizzano il mercato del lavoro nei paesi con le migliori performance. Innanzitutto, un sistema educativo duale come quello tedesco, che combina educazione scolastica e formazione professionale così da offrire molteplici opzioni per i giovani nella loro transizione al mondo del lavoro. Secondariamente anche un differente approccio da parte delle aziende rispetto all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, con iniziative come brevi esperienze professionali, mentoring e consulenza mirata a supporto dell’engagement dei giovani e della loro preparazione. Infine, anche l’attenzione all’inclusione sociale attraverso forme di recruiting innovative è importante per mitigare le barriere che più ostacolano l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani provenienti dai contesti socio-economici meno avvantaggiati».

 

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