Trasparenza, Lundquist boccia le non quotate italiane

1 Dic 2015
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Brutta bocciatura per la trasparenza delle società italiane non quotate. Secondo l’analisi Webranking, la ricerca maggiormente riconosciuta nella valutazione della qualità della comunicazione corporate sui canali digitali, condotta in Italia da Lundquist (scarica), e per la seconda volta allargata al di fuori del listino, solo 2 delle 50 aziende valutate (Sace e Granarolo) hanno superato il 50% del punteggio massimo (ottenendo più di 40 punti su un totale di 80). Ben 35 aziende sono state bocciate (ottenendo meno del 30%) e 13 aziende vengono rimandate (ottenendo tra il 30 e il 50% del punteggio). Come lo scorso anno, delude in particolare il “Made in Italy”: i settori food e fashion ottengono i risultati più bassi.

In termini di classifica, Sace (41,4 punti su 80) si aggiudica il primo posto. Granarolo (40,7) ottiene il secondo posto e Poste Italiane (39) arriva in terza posizione, oltre a essere il best improver con un incremento di 22,2 punti. Poste Italiane è stata valutata prima della sua quotazione avvenuta il 27 ottobre.

Diversi i punti di debolezza. Una nota di Lunquist spiega che, «nonostante la media sia cresciuta del 13% (arrivando al 26% del punteggio massimo) e numerose aziende come Poste Italiane, Fedrigoni, Sace e Cremonini abbiano migliorato il loro punteggio, le informazioni rimangono troppo superficiali, anche per quanto riguarda la presentazione dell’azienda e del business».
Un esempio concreto rimane la comunicazione sui dati di bilancio. «Ancora oggi – si legge nella nota – il 58% dei siti aziendali analizzati non fornisce l’ultimo bilancio (documento che peraltro dovrebbe essere pubblico), il 78% tace sulla strategia di crescita del gruppo e l’80% non presenta i dati finanziari di base (come fatturato e ebitda) nelle pagine del sito».

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